Su queste pagine, abbiamo raccontato a più riprese delle dolorosa storia recente di Banca Mps. L’attenzione alle vicende della banca è un obbligo per chi, come me, ha vissuto a Siena moltissimi anni, perché in quel luogo Mps non è percepita come un’azienda privata qualsiasi, ma come il simbolo della capacità dei senesi di intraprendere, arricchirsi e prosperare. Non si tratta di mero orgoglio campanilistico, visto che la banca dà lavoro alla maggioranza delle famiglie senesi, e che il suo tracollo costituirebbe il peggior incubo per esse. Dopo decenni, si sente di cittadini senesi costretti a emigrare. La crisi della banca non è uno scherzo per la città.
Come per Ulisse nell’Odissea, un nuova sventura affligge la difficile impresa di rimettere in sesto quello che una volta era il terzo gruppo bancario italiano: Brexit. L’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea (per ora solo ventilata da un referendum consultivo, e in realtà tutta da verificare), causata da populisti senza scrupoli che hanno spudoratamente mentito agli elettori e da politici troppo deboli nel contrastare le assurde tesi dei populisti stessi, è una calamità economica con effetti sistemici sull’economia europea. I primi a risentirne sono le banche, che sono il termometro delle aspettative di ripresa economica e dell’incertezza sui fondamentali. Aspettative di ripresa bloccate, incertezza alle stelle, e corsi azionari delle banche che crollano: tutto ampiamente previsto dagli economisti. E tra le banche, a soffrire di più sono quelle più indebitate e con il bilancio più incerto, e in prima linea in questa categoria c’è Banca Mps.
Di nuovo, era facile prevedere che Mps sarebbe crollata in caso di Brexit, e così è stato. Adesso la banca senese è come un malato grave che, appena si è affacciato alla finestra, ha preso una polmonite: ogni tremore in più sarà causa di pronostici infausti, che i mercati raccoglieranno scontando il prezzo ulteriormente. Ogni segno di ripresa verrà esacerbato e moltiplicato euforicamente dai mercati stessi. È così che funziona quando non si conoscono i valori fondamentali di un’azienda: incertezza, volatilità e depressione del prezzo delle azioni, compromettendo ogni piano industriale.
Inutile, quindi, prendersela con i mostri inventati ad arte per scaricare le colpe su qualcosa di impalpabile (tipicamente: la speculazione, i derivati, la globalizzazione, i mercati). Inutile anche prendersela con la Banca Centrale Europea, che svolge il suo doppio ruolo di vigilante del sistema bancario e autorità monetaria. Da vigilante, non solo è legittimo che la Bce chieda di smaltire le sofferenze, ma è anche sacrosanto. Finché non verranno smaltite, il bilancio di Bmps sarà di fatto poco credibile, e questo non permetterà alcuna ripresa. Occorre anche ricordare che senza le continue iniezioni di liquidità della Bce, nel suo secondo ruolo di autorità monetaria, non sarebbe stato possibile salvare Bmps da un fallimento certo.
Le sofferenze del sistema bancario italiano, eredità della gestione scelleratamente allegra del passato, non sono affatto un’invenzione; si tratta invece di un problema gravissimo che richiederà sforzi gravosi, e nervi saldi, da parte delle istituzioni.
Riuscirà Bmps a tornare a Itaca dalla sua amata Penelope? Non lo so.
Probabilmente altre sventure la attendono, così come attendono l’economia del nostro Paese e dell’Eurozona. Ma non rendersi conto che il problema è concreto (dare un valore a 27 miliardi stimati di sofferenze per Bmps e toglierle dai bilanci) e cercare sotterfugi e scappatoie che non raccontino la verità agli investitori non aiuterà di certo. Affidarsi a populisti predicatori di soluzioni facili, ancora meno.