«Ho imparato a sognare, che non ero bambino, che non ero neanche un’età». La canzone dei Negrita si presta benissimo a quello che in queste ore sta passando nella mente di tutta Siena e, in particolar modo, della Siena che ha a cuore la Mens Sana Basket. La sua storia nella Serie A di basket si è conclusa. Senza happy ending: Milano ha vinto lo scudetto battendo la formazione biancoverde nella bella della finale playoff. Una gara 7 giocata in un Mediolanum Forum esaurito e, al tempo stesso, impaurito. Specie durante l’ultimo quarto di gioco quando la squadra di Crespi riusciva a portarsi in vantaggio e a cullare nuovamente quel sogno tricolore che avrebbe rappresentato molto di più di una semplice ciliegina sulla torta in una stagione storica, a tratti epica, che rimarrà sicuramente impressa indelebilmente nell’animo profondo di una città intera.
Molto più che #somethingdifferent Siena è uscita sconfitta da Milano nell’atto decisivo della stagione. «Ma è la Mens Sana la vincitrice del campionato», questo il toccante discorso di coach Marco Crespi negli spogliatoi, subito dopo la premiazione e i festeggiamenti milanesi. Proprio lui, l’uomo del #somethingdifferent, si assurge a figura carismatica di spicco di tutta la stagione biancoverde. Come un buon padre di famiglia, al termine della partita, ha consolato giocatori e membri dello staff. Tutti in lacrime perché tutti consapevoli dell’importanza simbolica che aveva il match del Forum. Un abbraccio ed una parola per tutti, poi la sala stampa e infine la fuga silenziosa verso Siena dove, al rientro del pullman, c’erano molte parsone ad aspettare la squadra e tributare il giusto omaggio alla sua guida tecnica. Sebbene Marco Crespi sia diventato anche – e forse soprattutto – un faro morale e umano capace di illuminare la rotta della nave biancoverde nel mare tempestoso e in mezzo alle tremende tempeste che si abbattevano all’esterno del parquet di gioco. Le stesse che adesso fanno capire che ormai è calato il sipario su qualcosa di unico e irripetibile.
Siena si congeda dalla Serie A Tutti lo sanno, tutti lo hanno capito. Dal vice coach Alessandro Magro, che sul suo profilo Facebook ha scritto una lettera aperta d’amore per la città di Siena, al capitano Tomas Ress, un omone di oltre due metri capace di piangere come una fontana nel salutare i suoi tifosi. Sono solo i primi nomi di una lunga lista. Di persone che hanno vissuto un’esperienza unica e in un momento del tutto particolare. A Siena c’è qualcosa di speciale per fare pallacanestro. È non è un nome e un cognome, non è una persona. È un modus operandi, una filosofia, una piazza, una platea di tifosi che rappresentano un patrimonio importante nel panorama cestistico italiano. La speranza è che adesso tutto questo non venga del tutto disperso, nonostante il logico e inevitabile ridimensionamento che la Mens Sana Basket dovrà subire con la ripartenza da una categoria che non sarà sicuramente la Serie A. La stessa massima serie giustamente celebra Milano ma da domani sarà più povera e meno bella senza la Mens Sana. I canti dei tifosi, di puro amore, durante i festeggiamenti dei milanesi sono lì a testimoniarlo: Siena ha imparato a sognare. E questo, nei momenti più brutti, è forse più importante di qualsiasi altra vittoria.