“Agli impianti di risalita sono collegate tutta una serie di attività e di professioni, dai maestri di sci, agli albergatori, commercianti, ristoratori, noleggiatori che vivono di turismo bianco e che soprattutto in Appennino sono due stagioni che non riescono a svolgere in maniera adeguata la propria attività. Una struttura economica e sociale che rischia di sparire”.
Così Andrea Formento, direttore generale del Comprensorio sciistico Val di Luce – slittovia Abetone e presidente di Federfuni Italia dopo aver appreso della proroga della chiusura degli impianti sciistici fino al 5 marzo a firma del ministro della salute Roberto Speranza.
“Il nostro non è divertimento – ha detto Formento – lo sci è una attività sportiva all’aria aperta ma soprattutto un lavoro per centinaia di migliaia di persone e di lavoratori stagionali che attendevano con ansia e speranza di poter iniziare a lavorare per garantire alle proprie famiglie la possibilità di avere una vita dignitosa e che oltretutto come molte delle categorie sono senza la copertura di nessun ammortizzatore sociale”.
“Le nostre aziende – prosegue ancora il presidente – prima di iniziare la propria attività aperta al pubblico debbono sostenere costi che rappresentano il 70% dei costi complessivi del proprio bilancio (manutenzioni, revisioni, preparazione delle piste ecc). Tutto ciò è stato vanificato da questa decisione che inciderà anche sul futuro della montagna, che è tipicamente e principalmente legata al turismo della neve ed allo sci alpino.
Il primo rischio è di una crisi economica e sociale per l’intera montagna la cui prima conseguenza sarà lo spopolamento della stessa con le naturali ricadute anche sulla pianura in termini di abbandono della cura del territorio e quindi disastri da un punto di vista idrogeologico”.
LE RICHIESTE
“Come Federfuni chiediamo indennizzi per tutto il settore del turismo bianco, sblocco di tutti i provvedimenti di semplificazione e di rinvio di scadenze tecniche legate al Ministero dei trasporti; e ancora – conclude Formento – un progetto di rilancio e ristrutturazione del sistema turistico-economico della montagna italiana all’interno del Recovery Fund con un intervento economico significativo che preveda la verifica anche della possibilità di nuove forme di governance del sistema degli impianti a fune”.