Ora la classifica piange davvero. Il Livorno ha 4 punti di ritardo dalla salvezza a due giornate dalla fine: significa che anche battendo la Fiorentina nel derby di domenica prossima, potrebbe comunque arrivare la retrocessione se il Bologna vincesse – contro il Catania – e il Chievo facesse punti a Cagliari. E anche se la speranza fosse ancora viva, l’ultima giornata prevede la trasferta a Parma. La squadra è spalle al muro, anche perché il bottino delle ultime 7 partite è un misero punticino raccolto nel 2-2 in rimonta con l’Inter.
Il crollo del Friuli La gara con l’Udinese è forse l’emblema migliore della stagione livornese, con gli amaranto trascinati da Paulinho ma incapaci di capitalizzare le cose egregie del capitano. Le amnesie difensive già viste nel recente passato si sono manifestate in tutta la loro evidenza in occasione del gol dell’1-1: 25 secondi dopo il rigore parato da Anania su Di Natale, lo stesso Totò è stato lasciato liberissimo in area di rigore. Il segnale chiaro di una concentrazione che latita e che acuisce i limiti tecnici, non solo in difesa. Che prende gol da 25 partite di fila e che neanche con il passaggio alla linea a 4 ha migliorato il proprio rendimento.
Finire a testa alta Il tecnico Nicola le ha provate tutte, rispolverando un ectoplasmatico Belfodil e sperando nella verve di Duncan e Benassi in mezzo al campo, ma evidentemente il destino sembra segnato. Ci vuole un miracolo sportivo ma forse la cosa più importante sarà chiudere il torneo a testa alta, non fosse altro per amor proprio.