FIRENZE – Il mondo delle Rsa scende in piazza per manifestare la propria contrarietà a politiche regionali e locali che, dopo due anni di difficoltà legate all’emergenza sanitaria, suscitano ulteriori timori e criticità per chi è coinvolto nel settore dell’assistenza alla popolazione anziana non autosufficiente.
Il Comitato di coordinamento dei gestori delle Rsa toscane annuncia una manifestazione di protesta per mercoledì 22 dicembre in piazza del Duomo a Firenze, a partire dalle ore 10,30. Ci saranno, oltre ai gestori, anche i soggetti maggiormente interessati dalle politiche in questione e dunque gli operatori e i familiari degli ospiti.
Blocco liste d’attesa, situazione controversa
Tra le questioni ritenute più controverse dagli organizzatori c’è il blocco di fatto delle liste d’attesa (dovuto al mancato rilascio delle quote sanitarie da parte delle Asl) per accedere alle strutture. Ciò da una parte costringe molte famiglie (spesso impoverendosi) a rivolgersi alle Rsa privatamente, dall’altra lascia le Rsa con centinaia di posti vuoti. Il blocco di fatto delle liste d’attesa porta con sé ripercussioni pesanti a livello di posti di lavoro: per le 12mila persone impegnate a vario titolo nel settore, il fallimento delle Rsa e la cassa integrazione sono un rischio reale nell’immediato futuro, proprio a causa delle centinaia di posti letto lasciati vuoti.
Mancanza di visione e di programmazione
Nello stesso tempo, però, nonostante manchino i soldi per gli anziani, alcune amministrazioni locali stanno autorizzando la creazione di maxi residenze, per circa 2.000 posti letto, con la speranza di creare nuovi posti di lavoro nei propri territori. Un’incongruenza, questa, che per il Comitato è frutto di mancanza di visione e di programmazione da parte della Regione. Se vogliamo ottimizzare l’uso delle poche risorse esistenti, è necessario partire dalle realtà organizzative esistenti, frutto delle pianificazioni regionali passate. Oggi, le Rsa sono una rete di strutture e servizi diffusa capillarmente in tutta la Toscana, in grado di diventare centri di servizi integrati, anche domiciliari, e di cure intermedie, per rispondere a una domanda assistenziale finora mai adeguatamente considerata. E ciò è possibile farlo senza necessità di importanti investimenti da parte delle Asl, aprendosi al confronto con chi da decenni si prende cura dell’assistenza delle famiglie toscane, per costruire insieme i servizi del futuro.