ippica«È dal 2012 che siamo in difficoltà perché alleviamo, curiamo, manteniamo, alleniamo e facciamo correre i cavalli facendosi carico di tutte le spese. E poi i premi ci vengono pagati con quattro o cinque mesi di ritardo. Un ritardo che mette in difficoltà qualsiasi lavoratore ma che oggi, per l’ippica, rappresenta il rischio concreto di collasso del sistema». Sono le parole di denuncia di un giovane proprietario di cavalli della Toscana, meno di trenta anni la sua età. Roberto, questo il suo nome, ha deciso di spendere gli anni di studio prima e il suo lavoro poi, nel complicatissimo universo dell’addestramento e delle corse di corse di cavalli. Oggi però è costretto anche a cercare soluzioni alternative per “portarsi a casa la pagnotta”, visto che l’ippica italiana non paga più.

ippLa lettera a Renzi «In questi mesi gli operatori ippici hanno incassato premi vinti in ritardo di mesi; questa operazione aveva dato un filo di speranza, massacrata da questo nuovo decreto sul calendario di aprile. I proprietari dei cavalli ci hanno comunicato di non essere in grado di pagare le pensioni dei loro cavalli per i mesi di aprile e maggio, non avendo la possibilità di far correre i loro cavalli, quindi di non avere nemmeno la speranza di guadagnare». A far da eco alle parole di Roberto, l’accorata e durissima lettera del presidente del Siag (Sindacato Italiano Allenatori Guidatori) Gabriele Baldi inviata al premier Matteo Renzi e al Ministero delle Politiche Agricole e Forestali. La nuova scure sull’ippica italiana arriva dalla Toscana. Nei giorni scorsi il Siag aveva scritto al Mipaaf per chiedere il ripristino di alcune giornate di corse all’Ippodromo di Firenze, non utilizzate dall’Ippodromo di Montecatini – struttura in gergo “non chiusa” – che, come avvenuto in altre parti d’Italia, aveva drasticamente ridotto il calendario di appuntamenti dal 2013 per venire incontro alle direttive ministeriali (leggi).

follonicaI cavalli donati al Ministero Da qui il “casus belli”. Nei mesi di maggio e aprile gli operatori ippici di Toscana e Lazio – in particolar modo – dovranno ulteriormente tirare la cinghia dopo mesi e anni in cui le difficoltà sono sempre state all’ordine del giorno (leggi): un solo appuntamento in programma, a Follonica (Grosseto), località ritenuta equidistante da Firenze e da Roma. «Non ci rimane che donare i nostri cavalli al Mipaaf. Con i pochi soldi che ci rimangono portarveli a Roma con lunghina, capezza e coperta e sperare in un mondo migliore – prosegue nella lettera Baldi -. I “risparmi” che voi fate sul numero di giornate di corse di un ippodromo chiuso non colpiscono l’ippodromo ma direttamente allevatori, proprietari, allenatori, guidatori, artieri ippici, cioè tutta la filiera ippica. Quelle cifre non sono risparmi, sono il nostro sangue. La situazione attuale per la Toscana e il Lazio è la seguente: la Toscana è la seconda regione per numero di cavalli, proprietari, allenatori, guidatori (leggi). È seguita dal Lazio».