di Saverio Battente*
Le vicende attuali della Mens Sana basket, credo, ripropongano un tema che, forse, sarebbe stato importante fosse stato già affrontato, non solo per la pallacanestro, un attimo dopo che la crisi della banca Mps aveva travolto l’intero mondo sportivo cittadino. Probabilmente tale riflessione sarebbe stata opportuna a monte della genesi del decollo e dello sviluppo dei fasti sportivi senesi degli ultimi tre lustri, risparmiandocene, così, il brusco tracollo, o quanto meno attutendone l’urto della caduta.
Non avendolo allora fatto, ritengo che, almeno in questa fase, sia fondamentale comprendere l’importanza di un riflessione che preceda e accompagni qualsiasi passo si ritenga necessario fare per superare i problemi esistenti del basket e, nel suo intero, dello sport senese. Resta ovviamente meritevole l’opera di tutti coloro che si sono prestati ed adoperati per salvare il salvabile e far ripartire lo sport cittadino, inclusa la pallacanestro. Se errori vi sono stati, spero debbano essere considerati in buona fede e, comunque, non sta a me esprimere giudizi. Credo anche che, nello specifico, pur essendo importante comprendere le vicende che hanno portato a questo secondo passaggio a vuoto del basket bianco verde, altrettanto importante sarebbe, piuttosto che impantanarsi in diatribe contingenti e intestine, ragionare con il contributo di tutti, per trovare soluzioni condivise, auspicabili e soprattutto praticabili. Ed effettivamente mi sembra che si stia andando proprio in tale direzione.
Lascio da parte ogni valutazione giudiziaria e politica, che, di nuovo, non mi compete. Una riflessione storica di lungo periodo è, al contrario, auspicabile e fondamentale (e non fatta da me sia chiaro), con il contributo di tutte le competenze necessarie, per inquadrare ed analizzare il fenomeno sportivo a Siena. Tali riflessioni necessitano però di tempi tecnici lenti, secondo i ritmi della ricerca. Nell’immediato, invece, la clessidra corre e si tratta di trovare soluzioni. Quindi, il contributo di tutti coloro che si stanno attivando con idee ed atti concreti è sicuramente meritevole con l’auspicio che sia anche risolutivo. Non mi soffermo neppure sulle varie idee messe in campo, di nuovo non spettando a me dare giudizi.
Ciò che mi preme mettere a fuoco è l’importanza, al contrario, di una riflessione che insieme al superamento della difficoltà contingente, ponga le premesse perché situazioni simili non si ripresentino nel futuro. Una riflessione, quindi, che accompagni e sostenga il dibattito sull’emergenza, in modo che una volta superata la fase critica ve ne sia una di più ampio respiro. Ciò vale per il basket bianco verde, ma, più in generale, può essere esteso a qualsiasi altra realtà. Questo vuol dire, quindi, ripartire dall’idea di sport che si ha, per il basket come per altre discipline, dalla consapevolezza di come debba essere coniugata all’interno della comunità cittadina, in sintonia con una sua identità condivisa, al di là delle diversità culturali o politiche. Un’analisi che riguardi, nello specifico l’intero mondo del basket senese, contestualizzandolo nel panorama nazionale ed internazionale.
In tal senso il basket potrebbe contribuire a dare spunti anche ad altre discipline altrettanto nobili, più o meno popolari, che a Siena, hanno vissuto e vivono problematiche non diverse. Oltre a soluzioni tecniche, quindi, sarebbe importante iniziare a parlare anche di idee e visioni, progetti e valori realizzabili, senza secondi fini criptati o criptici o anche solo ambigui, ma sempre alla luce e specchiati, quali che siano.
In questo mi permetto di dire, relativamente alla pallacanestro, che sarebbe importante avvalersi non solo di idee più o meno nuove al di là dei proponenti, ma anche del contributo di chi ha fatto ed è stato protagonista di quella storia che si sta cercando di salvaguardare e far sopravvivere. Non per attribuirgli oneri od incarichi, ma anche solo per avere un consiglio, un punto di vista autorevole e disinteressato. Un nome su tutti mi viene spontaneo: il professor Ezio Cardaioli, e a ruota molti altri, più o meno noti.
A questo aggiungo che come non è più, se mai ve ne sia stato uno, il tempo di lotte fratricide ed intestine, è, al contrario, importante che si creino sinergie tra soggetti ed istituzioni cittadine operanti sul territorio, per ottimizzare i risultati, a costo zero, accomunate dal medesimo fine ultimo, nello specifico, di affidare un futuro solido e cristallino alla Mens Sana e, auspicabilmente, allo sport senese tutto.
Non si tratta, sia chiaro, di dar vita agli stati generali dello sport cittadino con il rischio di accumulare solo retorica e buoni propositi, quanto piuttosto tavoli di lavoro competenti, composti da task force, cui dietro stiano dei think tank in grado di realizzare progetti, non frutto di estemporaneità o emergenza, ma di visioni di ampio respiro e solide verificate e verificabili.
Ovviamente, questo non vuol dire sminuire l’importanza di reperire risorse senza cui qualsiasi progetto, anche il più nobile, rischia di rimanere una sorta di wishing well, ma, allo stesso tempo, non fermarsi alle risorse che senza un’idea di riferimento che faccia da bussola, rischia di incagliarsi alla prima secca, quando non rovinarsi sulle rocce.
Non sono volutamente entrato nel merito delle possibili modalità, tramite cui coniugare l’idea di sport e, nel particolare, di basket in città, pur avendone, ovviamente, una mia (ma non necessariamente così importante da meritare di divenire di dominio pubblico): l’importante è che nasca un confronto vero e serio, fattivo, sintesi naturale di una rinnovata e ripensata idea di sport per Siena.
Questo potrebbe essere lo scudetto più importane mai giocato e vinto dalla Mensa Sana, non solo per il basket, ma, per tutto lo sport cittadino, facendo da traino all’intero movimento sportivo senese, non per guidarlo, ma per svilupparlo tutti insieme, nel rispetto delle singole peculiarità.
*Docente aggregato Unisi di storia contemporanea. Battente è autore di “Storia sociale della pallacanestro in Italia” (Manduria, Lacaita, 2009).