ROMA – Simonpietro Salini, imprenditore che ha guidato dagli anni Sessanta l’azienda di costruzioni fondata dal padre Pietro nel 1936, è deceduto ieri a Roma all’età di 92 anni. Il Gruppo Webuild ne ha ricordato la lungimiranza imprenditoriale e il profondo senso di responsabilità sociale sempre dimostrato nei confronti di dipendenti e comunità.

Architetto e costruttore di grande umanità e visione strategica, è stato uno degli interpreti della rinascita italiana che ha segnato il boom economico degli anni Sessanta del Paese, contribuendo alla realizzazione di grandi infrastrutture ed edifici.

Nel 1956 è entrato nell’azienda di famiglia assumendone la direzione. Nel 1962 ha avviato l’espansione delle attività all’estero, e due anni dopo, alla morte del padre, ha preso in mano le redini dell’impresa e le ha impresso una nuova direzione: il mondo, cominciando dall’Africa, il continente che in quell’epoca offriva le maggiori chance per imprese specializzate in grandi lavori infrastrutturali.

L’architetto Salini era legato al territorio di Siena, in particolar modo ad Asciano, dove, nel Castello di Gallico, aveva raccolto opere d’arte di straordinario valore e pregio. Al 2017 risale la mostra ai Magazzini del Sale di Siena “Siena dal ‘200 al ‘400. La collezione Salini” con l’esposizione di circa 150 opere dall’oreficeria alle maioliche, dalla scultura alla pittura.

“Ho avuto il piacere di conoscerlo e di incontrarlo spesso quando veniva a Montecalvoli o a Casole. Dopo la mia prima elezione a Sindaco nel 2019 l’ho incontrato a Casole. Mi ricevette a bordo piscina sotto l’ombra di un leccio secolare. Mi offri un aperitivo. Dopo alcuni convenevoli, con la schiettezza che lo contraddistingueva mi disse che non aveva mai avuto un buon rapporto con il comune di Asciano” ricorda il Sindaco di Asciano Fabrizio Nucci.
“Tuttavia in futuro sperava di avere con me un rapporto amichevole e collaborativo. Sono passati oltre 5 anni da quell’incontro, ci siamo rincontrati spesso, stare a colloquio con lui era per me un piacere e una fonte di conoscenza. Successivamente lo invitai a vedere il Teatro Ravvivati, dette dei consigli utili così come su altri progetti che avevamo. L’ultima volta che ci siamo incontrati nonostante la malattia aveva voglia di ascoltare e di proporre. Ci siamo salutati prima di varcare la porta della sua abitazione di Montecalvoli , mi disse : “Fabbri’ cosa posso fare per Asciano? Pensaci, ora vado a Parigi, quando torno ne parliamo” Non ci siamo più incontrati”.

 

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