Ad un’interrogazione in Consiglio comunale si era limitato a far rispondere il proprio portavoce con un laconico «il senatore Luigi Lusi non ha dato alcun sostegno economico all’evento del Big Bang, ma solo politico». A distanza di meno di un mese da quella dichiarazione il sindaco di Firenze Matteo Renzi torna sul caso Lusi. E lo fa al suo modo solito, attraverso il suo social network preferito, Facebook.
Oltre 120mila euro per la campagna elettorale «Lusi, la Margherita e neanche il Pd nazionale, regionale e fiorentino, non mi hanno mai dato un centesimo nè per le primarie, nè per le elezioni, né per il ballottaggio, né per la Leopolda uno o due. Chi dice il contrario mente sapendo di mentire. O è in malafede». Stamattina «Il rottamatore», questa volte sì, ha rotto gli indugi e lancia in resta ha risposto a Franco Bechis che in un articolo di oggi su Libero sosteneva che Renzi avrebbe ricevuto un finanziamento dall'ex tesoriere della Margherita indicando l'importo: 122mila euro nel 2009, proprio quando Renzi affrontò la campagna elettorale.
La storia della volpe e dell’uva I finanziamenti, ha scritto Renzi, «non li ho avuti da Lusi ma neanche dal Pd, a differenza di quel che dice Bechis e che dovrà provare in tribunale. Nel 2009, ricorda il sindaco, io ho più volte chiesto che la mia campagna elettorale fosse aiutata dai partiti della coalizione. Ma mi hanno detto di no tutti – nessuno escluso, sia i partiti vivi che i partiti morti – e non è un caso se per pagare i debiti abbiamo allora acceso un mutuo che stiamo ancora onorando. Dunque non è come la storia della volpe e dell'uva: se me li avessero dati io quei soldi li avrei usati per la campagna elettorale, ci sarebbero stati utili. Ma mi dicevano che non c'erano. Oggi come tutti gli italiani rabbrividisco nel capire perché non c'erano. Ma questa è un'altra storia».
Fagioli fatti passare per patate Con questa forte metafora allora i sindaci revisori di Democrazia è libertà – la Margherita, il partito di cui il senatore Luigi Lusi era il tesoriere, spiegarono ai magistrati gli artifizi contabili cui sarebbero stati vittime. «Non mi stupisce che nei fascicoli Lusi ci siano fatture pagate a diverse aziende toscane – scrive oggi Renzi – che ci fossero numerose spese sostenute dalla Margherita, non credo sinceramente solo quelle dette da Bechis, ma immagino molto di più, per regolari iniziative politiche a Firenze e in Toscana era cosa nota. E’ normale trattandosi di soldi dati ai partiti che i partiti dovevano spendere. Ma non li hanno spesi per le mie campagne elettorali, tutto qui», osserva ancora il sindaco facendo riferimento ad una serie di fatture citate nell'articolo.
Il risarcimento danni «In questi casi si annuncia che il risarcimento danni andrà in beneficenza. Io da subito informo che porterò a cena i volontari del comitato elettorale. E poi metterò la cifra a copertura del mio mutuo prima casa trentennale, non appartenendo alla categoria dei politici che comprano l'abitazione a loro insaputa». L'iimancabile stilettata del rottamatore Renzi contro il finanziamento pubblico ai partiti e ai giornali di partito.
Bechis e la controquerela «Il mio e' un articolo di cronaca, mentre lui ha usato toni diffamatori», ha prontamente replicato Franco Bechis, vicedirettore di Libero che ha rincarato la dose. «Nel materiale sequestrato – spiega Bechis – c'è un certo numero di fatture, domani ne racconteremo altre. Mi sono limitato a documentare la cronaca. Renzi invece ha avuto toni diffamatori nella replica, che ho trasmesso al mio avvocato personale, perché non ho voluto coinvolgere il giornale».