Italia e Toscana si confrontano e si scontrano sulle liberalizzazioni previste dalla bozza del Decreto Legge sulle liberalizzazioni proposto dal governo Monti con l’obiettivo di aumentare la competitività e il libero mercato. Ancora al vaglio di Palazzo Chigi e del dibattito pubblico e politico, fino ad oggi il D.l. ha fatto solo il pieno di polemiche.
Secco no dei tassisti Decisamente contraria la categoria dei tassisti che annuncia uno sciopero generale per il prossimo 23 gennaio e che già si mobilita a macchi ad’olio in tutta Italia, vedi per esempio le centinaia di vetture che questa mattina hanno presidiato Piazza del Plebiscito a Napoli. Anche in Toscana ci si prepara alla mobilitazione e le cooperative fiorentine di auto bianche hanno annunciato che il 23 rimarranno in servizio solo 30 auto su 360 a disposizione. «Ci stanno togliendo la possibilità di lavorare – afferma Alessandro Cioncolini, presidente del sindacato Unica Tax Firenze -. Il nodo centrale che ci riguarda è l’abolizione del punto 8 dell’articolo 34: grazie a questo passaggio chiunque abbia un qualsiasi mezzo di trasporto e un Cap (il Cap B, certificato di abilitazione professionale: occorre per guidare autovetture in servizio pubblico, quali i taxi, ndr) potrà esercitare l’attività di tassista, senza nessun vincolo e senza nessun controllo. Come tassisti non possiamo che dire no a questa totale deregolamentazione. La nostra licenza ci costa caro così come le tasse – continua Cioncolini -: i tassisti hanno pagato licenze che andavano dai 120 ai 150 mila euro a cui si aggiungeva il 23% di imposte. Senza tutele, senza regole, le licenze diventeranno carta straccia e, ben più grave, non potremo più lavorare».
Speranza per i benzinai Diverso il parere per il Faib, Federazione autonoma benzinai aderente a Confesercenti. Per loro le liberalizzazioni, sempre che il D.l. non subisca modifiche strutturali, rappresentano sicuramente una boccata d’ossigeno per uscire dall’empasse in cui erano finiti dopo l’aumento delle accise voluto dalla Manovra ‘Salva Italia’ e, soprattutto in Toscana, dall’imposta per l’alluvione in Lunigiana che hanno portato a prezzi record per le pompe del Granducato. «Se il decreto dovesse rimanere così, posso dire che ci soddisfa – è questo il commento di Martino Landi, presidente nazionale del Faib -. Va nella direzione che auspichiamo da tempo insieme alla Confesercenti, cioè quella di abbattere il monopolio delle compagnie petrolifere e dare un maggiore raggio di azione ai gestori». Due sono le ragioni che portano Landi a commentare positivamente il decreto. La prima è che si supera l’esclusività dell’acquisto da parte del gestore alla compagnia petrolifera detentrice del marchio. In altre parole, fino ad oggi, se un gestore vende 2 milioni di litri di benzina in un anno, è costretto nell’anno successivo ad acquistare la stessa quantità di prodotto ai prezzi (e ricavi) voluti dalla compagnia. Con le liberalizzazioni, un gestore potrà acquistare la metà di quanto ha venduto nell’anno precedente nel libero mercato e, quindi, a prezzi decisamente più vantaggiosi sia per il gestore sia per chi deve fare rifornimento. «Si tratta del cosiddetto ‘allargamento delle pompe bianche’», commenta Landi. Il secondo fattore positivo per il presidente del Faib è l’apertura al ‘No oil’, ovvero alla liberalizzazione di vendite di tabacchi, giornali e generi alimentari alll’interno dei distributori. «Favorirebbe notevolmente lo sviluppo del nostro settore – conclude Landi -, e ci salverebbe da quel giogo di assoluta dipendenza che oggi ci impongono le compagnie petrolifere. Speriamo che il decreto possa rimanere così com’è».