MILANO – Dopo oltre vent’anni di progressi nella ricerca e nelle cure, la leucemia mieloide cronica (LMC) continua a rappresentare una sfida clinica e umana.
In Italia colpisce circa 9.000 persone, e se una volta l’aspettativa di vita era di appena cinque anni, oggi, grazie ai trattamenti innovativi, è paragonabile a quella della popolazione generale. Tuttavia, 1 paziente su 3 lamenta ancora un impatto negativo sulla qualità della vita, soprattutto a causa degli effetti collaterali legati alla terapia.
Studio Novartis: focus su qualità della vita e aderenza terapeutica
A fare il punto è la ricerca “La qualità di vita dei pazienti con LMC”, promossa da Novartis Italia e condotta da Elma Research su 146 pazienti, per il 51% in prima linea di trattamento. I risultati rivelano una situazione contrastante:
- 30% dei pazienti di nuova diagnosi cambia o interrompe la terapia standard per effetti collaterali;
- 40% ha sperimentato effetti collaterali significativi;
- 36% di questi non ha mai smesso di soffrirne.
“Anche se i farmaci moderni hanno effetti collaterali contenuti, la natura cronica della malattia impone un’esposizione prolungata al trattamento. E questo ha inevitabili ripercussioni”, spiega il dottor Fabio Efficace, esperto in Quality of Life del gruppo GIMEMA.
I sintomi più frequenti includono stanchezza cronica, crampi, nausea, gonfiore agli occhi, aumento di peso e diarrea. Un impatto che si riflette anche sulla sfera psicologica, soprattutto nei pazienti under 60, la cui vita è spesso più attiva e dinamica.
L’importanza del dialogo tra medico e paziente
Secondo la ricerca internazionale CML SUN, solo il 26% dei pazienti ha partecipato attivamente alle decisioni terapeutiche insieme al proprio ematologo, mentre oltre il 50% dei clinici si è considerato il principale decisore.
“Il dialogo sincero è fondamentale per garantire l’aderenza al trattamento,” afferma Felice Bombaci, coordinatore nazionale AIL. “Solo con un confronto costante il medico può personalizzare il trattamento e prevenire interruzioni dannose.”
Novartis: due decenni di impegno per la LMC
“In oltre vent’anni, abbiamo contribuito a trasformare la storia clinica della LMC,” afferma Paola Coco, Chief Scientific Officer di Novartis Italia. “Ma non ci fermiamo: ascoltare i pazienti è il primo passo per creare soluzioni terapeutiche sempre più tollerabili e mirate.”
Anche la dottoressa Elisabetta Abruzzese, ematologa dell’Ospedale Sant’Eugenio di Roma, sottolinea come i nuovi obiettivi clinici debbano sempre più includere la qualità della vita, oltre al controllo della malattia.