Il Premio Pieve Saverio Tutino giunge quest’anno alla sua trentunesima edizione. Dal 18 al 21 settembre dedica tre giornate alla memoria collettiva e individuale degli italiani con ComMemoriAmo 70 – 100, una serie di eventi che celebrano due anniversari storici come sottolineano gli organizzatori: «Il 25 aprile scorso abbiamo celebrato i 70 anni trascorsi dalla Liberazione dal nazifascismo e l’epilogo della Seconda Guerra Mondiale – scrivono in una nota -; il 24 maggio, abbiamo commemorato l’ingresso dell’Italia nella Prima Guerra Mondiale. Pensando al dolore e alla morte di generazioni di italiani, il Premio Tutino 2015 ha voluto restituire alla comunità le testimonianze e le lezioni di vita di quei tempi». Tra i 12 giudici della Commissione di Lettura del Premio Pieve Saverio Tutino c’è Patrizia Dindelli, dell’Archivio Diaristico Nazionale di Pieve Santo Stefano ad Arezzo: «Nell’archivio- spiega – sono custoditi circa settemila testi tra diari ed epistolari che vanno a formare la memoria del nostro Paese. Individuale e collettiva. Qui a Pieve sono raccolte le testimonianze autobiografiche del popolo italiano. Grazie a questo patrimonio noi possiamo ricostruire la nostra storia e comprendere il nostro presente, proprio come si fa con le tessere di un puzzle. L’archivio si alimenta anche grazie ai testi che arrivano per concorrere al Premio Pieve Saverio Tutino. Sono più di quindici anni che faccio parte della Commissione incaricata della lettura dei diari e posso dire che sotto i miei occhi sono passate centinaia di storie».
Cosa significa leggere un diario? Come viene valutato dalla commissione?
«Bisogna imparare a leggere un diario. Io ho iniziato molti anni fa come membro esterno della commissione e col tempo ho imparato a capire e amare ciò che un diario contiene. Ogni diario è unico, ma allo stesso tempo deve avere delle caratteristiche comuni agli altri diari, che devono essere riconoscibili. Un diario non è come un romanzo, assolutamente. Noi leggiamo e valutiamo i diari secondo le linee guida che ci ha lasciato Tutino. La veridicità del testo innanzitutto. Un diario è uno scritto autobiografico. Niente a che vedere con le invenzioni del romanzo. Il diario è il racconto della vita di una persona nella quale noi lettori entriamo in punta di piedi, con profondo rispetto. Valutare un diario non significa giudicare la vita, o gli ideali di chi scrive. Mantenere un certo distacco è difficile. Siamo solo persone che si addentrano nella vita di altre persone, spesso trovando tanti punti in comune, troppi. Le analogie sono inevitabili, ma sapere che il distacco è necessario fa di noi dei lettori coscienziosi e consapevoli. Questo non vuol dire che da parte nostra non ci sia una grande passione. Noi valutiamo il tipo di scrittura, il percorso del racconto. Ma soprattutto ci accertiamo che il diario in gara non sia stato scritto per essere letto in un premio, ma che nasca da una esigenza interiore, autobiografica appunto».
Come lavora la Commissione di Lettura?
«Gli otto diari finalisti, prima di arrivare davanti alla Giuria degli Esperti (che ha il compito di decretate il testo vincitore) vengono letti e riletti dalla nostra Commissione. Siamo dodici persone che vivono in Valtiberina. Nessun professore o giornalista. Siamo solo dei semplici appassionati. Persone comuni che divorano i diari di altre persone comuni. Ogni anno arrivano circa 300 diari, memorie e lettere in Archivio. La metà per essere depositata e custodita, gli altri 150 per partecipare al Premio Pieve Saverio Tutino. Di questi facciamo una scrematura in tre fasi. Iniziamo con eliminare i testi non idonei. Quelli che non rispondono al criterio di veridicità. Dai 150 testi iniziali siamo arrivati ad un centinaio di testi che possono entrare a far parte della selezione. Questi 100 testi vengono tutti letti e riletti da 6/8 persone in media. Ognuno di noi fa una selezione e giudica i testi migliori. Nella terza fase, quella conclusiva, ci concentriamo su venti, trenta testi al massimo, dai quali estrapolare gli otto finalisti. Un testo diventa finalista se nelle ultime riletture si aggiudica per ben due volte un sì convinto. Altrimenti si continua a rileggere. I testi che ci sono piaciuti molto ma che non riescono a rientrare nella rosa degli otto vanno a far parte della Lista d’Onore: sono i più amati dalla commissione».
Come riuscite a mettervi d’accordo in Commissione?
«Questa è la parte più bella di tutto il lavoro. Il confronto, e soprattutto lo scontro, con gli altri membri della Commissione di Lettura è il momento più stimolante. Leggiamo a casa da soli e poi una volta a settimana ci incontriamo tutti insieme. Lì può succedere di tutto – scherza Dindelli – arriviamo a discutere in modo focoso. Difendiamo un testo piuttosto che un altro e capita di arrabbiarsi quando non capiamo il giudizio degli altri. Ma è proprio in quel momento che si apre la nostra mente. Nel nostro scontro veniamo in contatto con una visione diversa del mondo che ci fa andare oltre all’apparenza, fino nel profondo delle cose. Di questo più di ogni altra cosa devo ringraziare l’Archivio. In questo scontro sta la mia crescita».
C’è un momento in cui entrate in contatto con gli autori?
«Durante la fase di lettura mai. Non possiamo farci influenzare nei nostri giudizi. Ma una volta selezionati gli otto finalisti abbiamo con loro un incontro privato che si svolge generalmente il sabato prima della premiazione. È un momento davvero emozionante. Gli autori ci apprezzano molto per quello che facciamo. Da quell’incontro si instaura tra noi un rapporto bellissimo».
Che rapporto c’è con la Giuria degli Esperti? Come accogliete le loro scelte?
«Spesso non siamo d’accordo con le scelte della Giuria Nazionale. C’è da dire però che loro, con tutti gli strumenti che hanno a disposizione, sono in grado di valutare aspetti che noi non teniamo in considerazione. Ognuno di noi però, cerca sempre di portare avanti le sue scelte fatte in Commissione»
La città di Pieve Santo Stefano come vive l’Archivio Diaristico e il Premio Tutino?
«Da quando è nato l’Archivio, nel 1984 per mano di Saverio Tutino, sono cambiate molte cose. Nei primi tempi era visto tutto come qualcosa di elitario, di lontano dalla gente semplice di questo posto. Col passare degli anni gli abitanti si sono avvicinati e appassionati alla realtà dell’Archivio e del Premio. Oggi in molti partecipano, felici e fieri che l’Archivio Nazionale si trovi qui e non altrove».