Si è chiusa ieri a Firenze l’edizione 2015 della kermesse politica della Leopolda, giunta alla sua sesta edizione, che ormai dal 2010 fa ritrovare all’interno dell’omonima stazione in disuso in zona Porta a Prato, il mondo che si ispira al pensiero cultural-filosofico dell’oggi presidente del Consiglio Matteo Renzi. Nata quando quest’ultimo era ancora sindaco, la Leopolda ha saputo evolversi, non sempre in forme migliorative, anzi l’impressione è che ormai la formula sia un po’ esaurita ed i contenuti un circolo vizioso, con tante pecche, soprattutto a livello organizzativo, vedi alla voce interventi dal palco, ma che anche quest’anno ha saputo regalare piccoli-grandi momenti di show, come del resto la vocazione dello storytelling renziano. A dire la verità a livello di titoli dei giornali, tranne il discorso finale del premier di poche ore fa, a fare notizia legato alla convention fiorentina è stato soprattutto il contorno.
Cosa resta della Leopolda 2015 Di questa edizione verra’ ricordata l’assenza del ministro Maria Elena Boschi, una delle madrine della Leopolda, dalla prima giornata, la commozione di quest’ultima una volta salita sul palco nella conclusione del day two, e soprattutto, a fare da corollario la vicenda del salvataggio delle banche che avrebbero rischiato il crack senza un decreto legislativo del governo, e che però ha mandato in fumo i risparmi di migliaia di risparmiatori. Così l’immagine che più di ogni altra rimarrà della Leopolda 2015 l’ha catturata Filippo Sensi, portavoce di Matteo Renzi, che ha fotografato con il suo i-pad la stretta di mano fra le delegazioni di piccoli correntisti di Banca Etruria ed il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, con quest’ultimo ieri giunto alla Leopolda per affrontare la novità di questa edizione della kermesse, il question time da parte di quattro persone presenti sul palco. Al gioco del ‘botta e risposta’ si sono prestati molti ministri del governo Renzi: Boschi, Madia, Franceschini, Pinotti, Giannini e Padoan appunto, non sempre con grande originalità in chi poneva le domande, né di incisività in chi doveva dare delle risposte. Le parole che si sono rincorse nei corridoi della Leopolda sono state soprattutto banche, dimissioni e faccia. La prima riguarda l’operazione bail-in che ha fatto da apripista temporale ai giorni fiorentini di Renzi del week-end appena passata, la seconda è la richiesta fatta dallo scrittore Roberto Saviano nei confronti del ministro Boschi, per un presunto conflitto di interesse di quest’ultima in virtù del fatto che suo padre, Pier Luigi era vice presidente di Banca etruria, prima dell’arrivo dei commissari di Bankitalia, la terza è chi ce l’ha messa nei giorni leopoldini, e chi non ha voluto mettercela.
Le parole di Renzi Ce l’ha messa la faccia il premier, autore dell’unico discorso veramente incisivo delle quasi 48 ore della Leopolda, con attacchi ai gufi che avevano previsto il fallimento dell’Expo e si sono sbagliati, a chi non è venuto perchè non c’erano sul palco della sua convention le bandiere, ed ha preferito organizzare qualcosa di diverso a Roma di fatto in concomitanza con il suo ‘spettacolo’ e che ha dato il via libera alla commissione di inchiesta per capire i motivi del quasi naufragio di almeno 4 banche importanti nel sistema monetario italiano. «Se guardiamo tutto il ‘casino’ che abbiamo combinato in Italia, è stato bello provarci, è bello continuare ma c’è anche un grande insegnamento che viene dalla Leopolda che non riguarda me, voi, non solo noi. -ha dichiarato dal palco Renzi – E’ l’idea che in Italia le cose possono cambiare, la rassegnazione è stata mandata via, in cantina per sempre. Possiamo fare le cose meglio, è vero, siamo pronti. Nel 2015 abbiamo visto che le riforme, i cambiamenti, possono essere realizzati. Abbiamo fatto anche qualche inciampo.- ha aggiunto il premier- Ma il momento fondamentale è stato per quando il Parlamento, bollato come quello dei 101 franchi traditori, ha eletto quel galantuomo di Sergio Mattarella. E’ stato un nuovo inizio per l’Italia. Ringraziamo il presidente emerito per quello che ha , omaggiamo il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, arbitro di tutti gli italiani». Poi la difesa di alcune manovre recenti:«Hanno detto che gli 80 euro erano una mancia elettorale, quelli che sono pieni di soldi. Poi quelli che li avevano in tasca, hanno iniziato a spenderli e per la prima volta in Italia dopo 4 anni i consumi sono iniziati a crescere. Non possiamo dire che è finita, ma le cose possono cambiare. Quando dico che darò il bonus ai diciottenni per andare ad un concerto, ad un museo, ad un evento, non sto tentando di comprarli. Chi lo dice non sa che loro si fanno abbindolare da certe cose». Infine l’affondo sulla crescita. «L’unico modo per farla ripartire, più di quanto abbiamo fatto noi, è investire sull’Italia e sugli italiani. Sono assolutamente certo che noi non abbiamo bisogno di misure elettorali o di mancette. Se si votasse oggi vinceremo al primo turno con percentuali superiori a quelle delle Europee. Lo dico perchè ne sono convinto. A chi mi dice:’Matteo guarda i sondaggi’ rispondo che i sondaggi sono superiori rispetto a quelli del giorno delle europee. A chi vive di sondaggi, gli dico di smettere. Un leader vero non guarda i sondaggi, si impegna a cambiarli, avendo il coraggio di fare. Noi siamo l’Italia».
Mancati i vip Chi non ci ha invece voluto mettere la faccia nei giorni della Leopolda sono stati i vip annunciati forse in maniera sbrigativa dalla stampa: da Federica Pellegrini ad Arianna Errigo, senza dimenticare Sara Errani e Roberta Vinci, tenniste che sono rimaste al di là della rete della Leopolda. Ma si sono tenuti alla larga da Firenze pure alcuni artisti, come Jovanotti, Eros Ramazzotti e Giorgia, tutti invitati e che hanno preferito declinare l’assist del premier. Ricordato che ieri hanno manifestato all’esterno della stazione ‘Leopolda’ anche alcuni appartenenti all’associazione dei famigliari delle vittime della strage del 29 giugno 2009 alla stazione di Viareggio, che non sono stati accolti con un loro discorso all’interno della ex stazione fiorentina, sempre in tema di musica due sono i stati i temi musicali portanti della kermesse politica renziana di quest’anno. ‘Terra degli uomini’ di Jovanotti, fra l’altro titolo che il premier Matteo Renzi ha voluto dare proprio a questa edizione della Leopolda, riprendendo quello dell’omonimo libro dell’autore francese, Saint-Exupery, e ‘Go Big or Go home’, ovvero ‘Facciamo le cose in grande o andiamo a casa’, degli American Authors, sono le canzoni che sono maggiormente risuonate dalle casse della ‘Leopolda’ fra un intervento e l’altro. Ma c’è stato anche un omaggio a Parigi, duramente colpita dall’attentato terroristico dello scorso 13 novembre, con la trasmissione delle casse della stazione Leopolda della canzone ‘Paris sera toujour Paris’ della cantante transalpina Zaz.