Si è chiusa con ventottomila presenze complessive nei tre giorni di kermesse l’edizione numero 8 della Leopolda svoltasi nell’ex stazione ferroviaria di Firenze, nel quartiere di Porta a Prato. Un’edizione caratterizzata dalla presenza sul palco dei cosiddetti millenians, ovvero i giovani intorno all’anno 2000, che il segretario del Pd Matteo Renzi ha voluto protagonisti nel ruolo di conduttori ma anche soprattutto come simbolo di ripartenza.

Dopo il referendum Una decisione maturata soprattutto alla luce del fatto che proprio loro, il 4 dicembre di un anno fa, gli avevano voltato le spalle votando in maggioranza No al referendum costituzionale. «Non sarebbe serio da parte nostra non fare i conti con la sconfitta del 4 dicembre – ha raccontato dal palco proprio Matteo Renzi – Persino la Germania fa i conti con l’instabilità, e quante volte ci è capitato di dire “Se avessimo vinto il referendum l’Italia ora giocherebbe un ruolo diverso”. Dobbiamo avere il coraggio di guardare in faccia quella pagina. Non siamo come Berlusconi che quando perde dà la colpa agli altri o come il M5S che urla al complotto. Quando si perde è perché i cittadini scelgono gli altri. Abbiamo perso quella sfida ma la rifarei domani mattina, perché era giusta, era una battaglia per il Paese, non per dare più poteri al premier». Renzi crede alla rimonta su M5s e centrodestra berlusconiano in vista delle prossime elezioni e cita dalla Leopolda dati incoraggianti. «Adesso noi facciamo lo sforzo di mettersi in modalità campagna elettorale- ha raccontato il segretario del Pd- Noi nei collegi metteremo i candidati migliori, nella partita metteremo le idee migliori. Ci sarà un grande testa fra Silvio Berlusconi e Luigi Di Maio, fra chi guiderà il gruppo parlamentare che arriverà secondo e terzo alle prossime elezioni. Tutti i sondaggi danno il Pd come il primo gruppo parlamentare della prossima legislatura. Però abbiamo bisogno di lottare”.

Fake news Il tema portante della tre giorni della ‘Leopolda’ è stata soprattutto la battaglia su ciò che gira in rete, le cosiddette fake-news. «Non vogliamo censurare nessuno, non vogliamo fare leggi, ma è venuto fuori che Lega e M5S hanno lo stesso codice nell’advertising del web di pagine che diffondono fake news. È una cosa enorme-ha puntualizzato Renzi-Di Maio vuole chiamare l’Osce, dato che ha il telefono in mano chiami anche la Croce Rossa ma non dimentichi la Casaleggio, visto che certe cose le tagga pure lui – ha proseguito Renzi – Salvini vuole andare dal notaio per l’alleanza con Berlusconi, già che c’è vada a dichiarare che il suo movimento ha rapporti non solo con Forza Italia ma anche con il M5S. Ogni 15 giorni il Pd presenterà un rapporto sulle schifezze che troviamo. Noi rispettiamo le regole, vediamo se anche gli altri lo fanno». «Fra pochi mesi inizierà una campagna elettorale, ammesso che sia finita quella precedente. – ha proseguito Renzi – La nostra prima proposta non sarà un bonus. Eppure noi li difendiamo i bonus. La nostra prima proposta non sarà un diritto, eppure noi i diritti li difendiamo. La nostra prima proposta è il servizio civile obbligatorio per le ragazze ed i ragazzi del nostro Paese. Non siamo carne per algoritmi». Lo ha detto il segretario del Pd, Matteo Renzi, intervenendo dal palco della Leopolda in corso di svolgimento a Firenze. «Il nostro primo valore si chiama lavoro, lavoro, lavoro. Noi siamo figli della cultura del lavoro, e non dell’assistenzialismo. Quando abbiamo iniziato i posti di lavoro in Italia erano ventidue milioni, oggi sono ventitré milioni. Non esistono fake news su questo».

Presenti e assenti Pochi i ministri fattesi vedere dalle parti della Leopolda nei tre giorni di kermesse, fra cui il ministro degli Interni, Marco Minniti, fra i più applauditi in assoluto dalla platea, così come la viceministra per lo Sviluppo economico, Teresa Bellanova, ma hanno preso la parola anche il ministro per le Infrastrutture, Graziano Delrio, e Maria Elena Boschi. Quest’ultima al centro di cosiddetto gossip politico su presunti litigi con il collega di governo, e ministro dello Sport, Luca Lotti, tanto da portare quest’ultimo a farsi un selfie di risposta alle illazioni proprio con il sottosegretario alla presidenza del Consiglio. Nessun accenno infine di Renzi alle future alleanze, con il segretario del Pd che ha detto di fidarsi del ruolo di ‘pontiere’ dell’ex sindaco di Torino, Piero Fassino. «Non cambieremo l’Italia con questo sentimento costante di polemica e di rassegnazione. – ha concluso Renzi – Noi dobbiamo smettere di litigare dalla mattina alla sera con questo clima da congresso permanente. Piero Fassino è più bravo di me, e lo ringrazio, a mettere in campo le realtà che vogliono starci, avranno pari dignità». Alla fine per l’ex premier selfie, sorrisi ed abbracci con tutti, e appuntamento a marzo prossimo, verosimilmente l’appuntamento che il presidente della Repubblica Sergio Mattarella fisserà presto per la data delle prossime elezioni politiche.