Presidente della Conferenza episcopale toscana

FIRENZE – Il cardinale Augusto Paolo Lojudice, arcivescovo di Siena e presidente della Conferenza episcopale toscana, si è detto amareggiato per la decisione del Consiglio regionale della Toscana di approvare una legge sul suicidio medicalmente assistito.

La prima in Italia. Tuttavia ha invitato la comunità di fedeli, nell’ambito delle loro professioni, a non arrendersi per il bene dei malati e del rispetto della vita.

“Prendiamo atto della scelta fatta dal Consiglio Regionale della Toscana, ma questo non limiterà la nostra azione a favore della vita, sempre e comunque. Ai cappellani negli ospedali, alle religiose, ai religiosi e ai volontari che operano negli hospice e in tutti quei luoghi dove ogni giorno ci si confronta con la malattia, il dolore e la morte dico di non arrendersi e di continuare ad essere portatori di speranza, di vita. Nonostante tutto. Sancire con una legge regionale il diritto alla morte non è un traguardo, ma una sconfitta per tutti”.

Questa la dichiarazione del cardinale Paolo Augusto Lojudice, presidente della Conferenza Episcopale Toscana, dopo l’approvazione della legge regionale sul suicidio medicalmente assistito, avvenuta l’11 febbraio 2025, da parte del Consiglio Regionale della Toscana. Lo scorso 28 gennaio, i Vescovi Toscani, riuniti a Livorno per il consueto incontro, erano già intervenuti sul tema con una nota diffusa in attesa della discussione in aula della proposta di legge regionale.

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Ecco il testo del documento dei Vescovi:
“Siamo consapevoli che questa proposta di legge assume per molti un valore simbolico, nel senso che si chiede alla Regione Toscana di ‘forzare’ la lentezza della macchina politica statale chiamata a dare riferimenti legislativi al tema – importantissimo – del fine vita. Vorremmo in primo luogo invitare i consiglieri regionali e i dirigenti dei loro partiti a non fare di questo tema una questione di ‘schieramento’ ma di farne un’occasione per una riflessione profonda sulle basi della propria concezione del progresso e della dignità della persona umana. In questo può essere d’aiuto la lettura attenta del documento ‘Dignitas infinita’ pubblicato recentemente dal Dicastero per la Dottrina della Fede, che esprime nel modo più attuale la visione che nasce dall’esperienza cristiana, offrendo un contributo significativo su questi temi di grande drammaticità. L’altro elemento che può aiutare a fare una scelta legislativa è proprio la storia della nostra Regione. Nella cura delle persone in condizione di fragilità la Toscana è stata esempio per tutti: la nascita dei primi ospedali, dei primi orfanotrofi, delle associazioni dedicate alla cura dei malati e dei moribondi, come le Misericordie, e poi tutto il movimento del volontariato, sono un’eredità che continua viva. Ci sembra che in un momento di crisi del sistema sanitario regionale, più che alla redazione di ‘leggi simbolo’, i legislatori debbano dare la precedenza al progresso possibile anche nel presente quadro legislativo, in un rinnovato impegno riguardo alle cure palliative, alla valorizzazione di ogni sforzo di accompagnamento e di sostegno alla fragilità. La vita umana è un valore assoluto, tutelato anche dalla Costituzione: non c’è un ‘diritto di morire’ ma il diritto di essere curati e il Sistema sanitario esiste per migliorare le condizioni della vita e non per dare la morte. Anche da parte nostra vogliamo affermare la necessità di leggi nazionali aggiornate e siamo disponibili al dialogo e all’approfondimento sul grande tema del fine vita, pronti ad ascoltare e ad apportare, per la passione per ogni persona umana che impariamo da Gesù Cristo e che viene offerta a tutti come contributo libero alla nostra società”.