FIRENZE – L’economia irregolare in Toscana vale oltre 11 miliardi: 10,1 di economia sommersa e 1,2 di economia illegale. In pratica l’11,7% del Pil regionale.
Sotto la lente di ingrandimento soprattutto Prato. “Dati preoccupanti – ha spiegato il presidente Eugenio Giani, commendato i dati forniti da Irpet – ma un dato positivo possiamo trovarlo nel fatto che, rispetto agli indicatori di presenza oggettiva della criminalità organizzata, la Toscana è al sedicesimo posto in Italia, e al tredicesimo per il controllo del territorio. Buono anche il risultato sulla lotta all’evasione fiscale”.
Nel confronto nazionale, la Toscana è al 16mo posto per indicatori oggettivi di presenza di crimine organizzato, come associazione di tipo mafioso, associazione per delinquere, interdittive antimafia; al 13mo per indicatori spia di controllo del territorio, come attentati, sequestri, estorsione, usura e corruzione; al nono posto per indicatori di esercizio di attività illecite, come riciclaggio, contraffazione, contrabbando, stupefacenti, reati del ciclo dei rifiuti, sfruttamento della prostituzione. “Ci sono varie preoccupazioni – ha aggiunto Giani – tra cui il traffico di stupefacenti radicato nel porto di Livorno, il sistema del caporalato e dello sfruttamento del lavoro, i reati di contraffazione”.
Il presidente ha fatto un appello a “non abbassare la guardia. I numeri del rapporto devono spingere tutte le istituzioni preposte a unire le forze per contrastare queste derive, attraverso accordi e protocolli di intesa per adottare azioni trasversali. I risultati positivi ottenuti a Prato sul versante del lavoro sicuro, grazie ad azioni sinergiche, sono replicabili anche per il contrasto alle attività illecite”.