Parlare di turismo non porta voti.
Ed è quindi naturale che i candidati alle elezioni regionali del 31 maggio preferiscano insistere su altri argomenti (sanità, lavoro, sociale, agricoltura) che sono quelli che interessano agli elettori e ne indirizzano le scelte in cabina elettorale.
Del resto, la situazione è nota: i turisti non votano, le associazioni di categoria preferiscono appoggiare ognuna il proprio candidato anziché presentare un’istanza unitaria a chi governerà la regione e gli operatori turistici votano secondo logiche ed interessi che non sono quelli relativi alle politiche di settore, anche perché in molti casi il turismo è un’attività accessoria e non la principale.
Non sono dunque sorpreso del silenzio che finora c’è stato sull’argomento e non sarò sorpreso se nelle prossime settimane di campagna elettorale, i riferimenti al turismo saranno quelli soliti, generici e spesso anche sbagliati. Dal classico «potremmo vivere tutti di turismo e di cultura» che non rispecchia certo la realtà di un settore che – per quanto lo si possa considerare nel senso più ampio possibile – può arrivare al 15-20% del prodotto interno lordo regionale e quindi lontano dal poter dare da mangiare a tutti. Allo sconsolato «se questa chiesa (o monumento, o museo) ce l’avessero gli americani chissà cosa ci avrebbero fatto, mentre noi..»: semplicemente noi ci rifiutiamo di guardare in faccia la realtà, ovvero che la conservazione e valorizzazione del patrimonio culturale ha dei costi, per coprire i quali è necessario generare soldi, ma questa è considerata una cosa volgare e sconveniente e quindi lasciamo strada al degrado.
Sarebbe una novità interessante, però, che qualche candidato, fra quelli che ha reali possibilità di essere eletto consigliere, cominciasse ad abbandonare le visioni romantiche e richiamasse governo regionale ed operatori ad una visione economica e produttiva del settore, non meno importante di quelli industriali e commerciali.
Spesso ce ne dimentichiamo – io per primo – perché incantati da immagini e sensazioni, ma stiamo parlando di oltre 12 milioni di turisti che arrivano ogni anno in Toscana e quindi, per fare solo un esempio, è bello e giusto esaltare la qualità dei treni a vapore sulle linee abbandonate, ma con la consapevolezza che si parla di qualche migliaio di persone, mentre forse sarebbe meglio intervenire su Trenitalia per costruire orari estivi pensati anche per i turisti e non solo per i residenti.
Oppure, condivido gli applausi per le strutture ricettive di alto livello, che arricchiscono la qualità e l’offerta delle nostre città, oltre a sviluppare una concorrenza positiva negli altri, ma anche qui deve prevalere la consapevolezza che con cinque o dieci camere bellissime non si incide sulle politiche di accoglienza e i flussi di città che fanno milioni di pernottamenti all’anno.
Anche parlando di turismo, sarebbe ormai il tempo di diventare un paese normale.