Obiettivo aiutare gli imprenditori, estremamente preoccupati dal vertiginoso aumento di tasse e imposte locali, a verificare la correttezza di quanto richiesto dai Comuni. Arriva in Toscana l'Osservatorio sui tributi Confcommercio già varato nelle province di Lucca, Arezzo, Pisa e Pistoia che dal 1 marzo sarà funzionante nel resto delle province.

Il salasso delle nuove tasse Gli operatori potranno prendere appuntamento per verificare la propria posizione portando con sé bollette e cartelle (anche degli anni precedenti per verificare gli aumenti), planimetrie degli immobili dove svolgono l'attività, ultimo bilancio aziendale e ogni altro dato possa fornire l'immagine dettagliata e completa della situazione. Secondo l'ufficio studi nazionale di Confcommercio, con l'introduzione della Iuc, l'Imposta Unica Comunale introdotta dalla legge di stabilità, che ingloba Imu (tassa sugli immobili), Tasi (imposta sui servizi indivisibili dei Comuni) e Tari (tassa sui rifiuti), nel 2014 si registrerà un vero e proprio salasso per le imprese dei servizi e del terziario. Sul fronte della Tari (la 'vecchia' tassa sui rifiuti Tares, che nel 2013 ha sostituito i regimi Tarsu, Tia 1 e Tia 2), dall'analisi delle maggiorazioni tariffarie effettuata su un campione di sei grandi regioni (Lombardia, Piemonte, Toscana, Lazio, Puglia, Sicilia) emerge un incremento medio dei costi pari al 302%. Gli aumenti più salati per i negozi di ortofrutta, pescherie, fiori e piante (+627%), discoteche (+568%), ristoranti e pizzerie (+548%). Incrementi ingiustificati, derivanti essenzialmente dall'adozione di criteri presuntivi e potenziali e non dalla reale quantità di rifiuti prodotta.

«A nessuna amministrazione piace che le imprese del proprio territorio scompaiano» «Si tratta di aiutare le imprese a non chiudere solo per i rifiuti – sottolinea il direttore generale Confcommercio Toscana Franco Marinoni- . L'aumento medio dell'imposta è di oltre il 300% rispetto all'anno passato, a fronte di incassi in discesa a causa della contrazione dei consumi. Di questo passo, le imprese saranno costrette a chiedere un prestito in banca per pagare i tributi. E se dovesse accadere, sarà chiaro che c'è qualcosa da rivedere nel sistema. Contiamo di avere  ascolto presso le sedi locali e regionali perché a nessuna amministrazione piace che le imprese del proprio territorio scompaiano. Sarebbe una perdita di occupazione e ricchezza subito tangibile nella sua drammaticità, che mette a rischio sviluppo e perfino coesione sociale.

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