«L’articolato deve essere stralciato dal decreto “Salva Italia”, perché le riforme istituzionali, per avere un effetto reale di riduzione della spesa pubblica, non possono essere improvvisate e devono essere condivise e complessive». Annunciano battaglia le province italiane, per bocca del presidente di Upi (Unione delle province italiane) Giuseppe Castiglione, al termine dell’assemblea generale delle Province che si è chiusa oggi a Roma. Già ieri il presidente della Provincia di Pisa, Andrea Pieroni, aveva parlato di incostituzionalità della manovra (nostro servizio). E come dargli torto visto che a scomparire sarebbero alcune funzioni vitali riservate alla politica che hanno pochi costi e possono produrre molti benefici. Basti pensare alla gestione politica – e non burocratica – di funzioni quali la gestione delle politiche faunistico-venatorie, in cui le Provincie hanno svolto (laddove lo hanno svolto realmente) un ruolo riconosciuto di interfaccia attivo tra gli interessi contrapposti di cacciatori, agricoltori e mondo ambientalista; o alle funzioni di gestione del patrimonio viario o ambientale che non può essere demandato solo alle strutture burocratiche provinciali e, poi, regionali. Con il rischio che a farne le spese sarebbero i territori più deboli e marginali.

Con la riforma risparmi pari a zero «La versione definitiva della norma della manovra finanziaria – ha detto Castiglione – che riguarda le Province non sposta di una virgola la posizione e il giudizio nettamente negativo espresso dall’Upi. È già ridicolo e umiliante che le norme che aboliscono le Province, istituzioni previste dalla Costituzione come parte fondante della Repubblica, vengano inserite nello stesso articolo in cui si parla di Autorità di Governo e Autorità indipendenti. La relazione tecnica e il Parlamento chiariranno che gli effetti finanziari della norma in termini di risparmio sono pari a zero, e anzi, che si produrranno nuovi costi».

Ricorso annunciato alla Corte Costituzionale Le province annunciano quindi che si rivolgeranno alla Suprema Corte. «Come annunciato oggi – ha concluso Castiglione – faremo ricorso alla Corte Costituzionale contro una norma che, come hanno confermato illustri costituzionalisti, incide con un decreto su una materia che gode di copertura costituzionale e lede l’autonomia organizzativa degli enti garantita dalla Costituzione, perché incide sugli statuti. Un intervento che certo non può essere fatto per decreto». Infatti l'assemblea generale delle Province ha approvato all'unanimità un ordine del giorno in cui si chiede l'impugnazione del decreto alla Corte Costituzionale.