«Dietro alle dimissioni del sindaco Ceccuzzi c’è un disegno politico preciso che viene da Firenze, dal presidente del Consiglio Regionale Alberto Monaci. Un disegno politico che non guarda all’interesse dei cittadini ma alla mera e vile conservazione delle poltrone». L’accusa arriva dai segretari comunali delle forze politiche della maggioranza a Siena a poche ore dalle dimissioni annunciate in Consiglio Comunale (leggi).
«La discontinuità non ha fatto piacere a chi pensa alla propria poltrona» «Lo sforzo fatto dalla maggioranza per la discontinuità ha dato fastidio a chi vede la politica ancora come uno strumento personale – ha detto Orlando Paris di Sel -. Quella che stiamo vivendo è una crisi meramente strumentale architettata dopo le scelte per il CdA della banca da chi non ha visto confermata la propria poltrona. La politica deve essere lungimirante e ripensare un modello di sviluppo economico ma c'è chi ancora pensa alla propria poltrona. Questa è una vecchia politica spartitoria che non ci appartiene».
«Tradito l'impegno con la città» «Non ci sono parole per questa situazione. Si è tradito impegno che si era preso con la città, si è tramato alle sue spalle con continue imboscate. Questo è un dramma per Siena mentre da Firenze continuano a mandare dispacci che fanno tanto anni Ottanta e di cui la città non ha bisogno – è invece l'accusa di Giulio Carli, segretario comunale del Partito Democratico -. Non possiamo accettare che in un momento difficile come questo, il senso di responsabilità dei consiglieri di maggioranza sia stato piegato da logiche di parte. Quello che sta succedendo è dato da un insieme di forze reazionarie che resistono al cambiamento, ma la città sta già cambiando e non torna indietro. Il sindaco ha fatto molto bene, ho apprezzato la sua lucidità. La città paga il prezzo di quel cambiamento che tanto aveva chiesto – conclude Carli – . Il presidente del Consiglio regionale ha confermato con un comunicato stampa la sua regia politica (leggi). Io attendo e auspico che il Pd toscano assuma le dovute decisioni nei confronti del vertice istituzionale che è stato la regia politica di ciò che è successo, arrivando a far cascare l’amministrazione e prendendo in giro la città. E’ chiaro che se in questi 20 giorni in cui rimarranno in carica sindaco e giunta ci fosse un barlume di ragione da parte dei dissidenti, questi dovranno dimettersi dalla carica di consiglieri comunali».
«Infamia e tradimeno» «Nelle ultime settimane la politica locale ha toccato il fondo – sostiene Leonardo Tafani dei Riformisti -. Tutto ciò non ha una matrice politica perché crisi politiche si aprono eventualmente in un bilancio previsionale e non in un consuntivo. Ringrazio gli otto consiglieri dissidenti perchè hanno messo sotto gli occhi della città il peso dell’infamia di certe persone e gli elettori e le forze politiche non dimenticheranno. La dimostrazione data dal sindaco è che approvare questo bilancio è un bene comune e non è legato a logiche di poltrone. La volontà è che il bene della città prevalga a prescindere da chi la rappresenta. Ho visto un lavoro fatto nel segno della discontinuità e in futuro, mi auspico di tutto cuore, che l’infamia e il tradimento non siano diventati un pregio».
«Un cancro per Siena» «La città è stata violentata e non si merita nani, ballerine e tristi operette – conclude la conferenza Dario Di Prisco di Siena Futura -. Forse qualcuno non vuole che il Comune sia centrale, è un segnale negativo, un cancro fatto da interessi personali che vengono prima della politica. La risposta del centrosinistra dovrà essere di continuare a ripercorrere questa strada per andare contro una manovra di palazzo».