SIENA – Si parla ancora di grandi guarigioni al Santa Maria della Scala. Questa volta il miracolo, tutto storico artistico, è la renaissance dell’eccezionale ciclo di affreschi, XIV secolo, della Tebaide, negli ambienti della Società di Esecutori di Pie Disposizioni. Scoperto, può essere finalmente recuperato grazie ad un mecenatismo che entusiasma.
Erede della Compagnia dei Disciplinati di Santa Maria sotto le volte dello Spedale, uno dei più antichi e importanti sodalizi confraternali senesi della fine del Duecento, la Società di Esecutori di Pie Disposizioni ha ancora la sua sede storica, utilizzata fino ai primi anni del Novecento, all’ottavo livello del complesso monumentale dello Spedale Santa Maria della Scala. È costituita dall’oratorio e sagrestia, dalla sala del Consiglio e da altri locali, inseriti nel percorso museale del Santa Maria. Una ripida scala sette-ottocentesca congiunge l’area della Corticella alla Compagnia dei Disciplinati al piano sottostante attraversando un ambiente irregolare, completamente affrescato con il ciclo della Tebaide, cosiddetta perché ambientata nel deserto di Tebe in Egitto.
Queste opere a monocromo, a prevalente terra rossa e gialla, sono stati rinvenuti tra il 1999 e il 2000 casualmente sulle pareti e sulla volta di questo ambiente durante i lavori di ristrutturazione e di restauro dello Spedale per destinarlo a centro museale su progetto dell’architetto Guido Canali. Si tratta di un eccezionale ciclo distribuito su tre registri con storie di vita dei primi Padri della Chiesa, un tema celebrativo del mondo eremitico di consolidata tradizione figurativa medievale in virtù della diffusione dei testi di Jacopo da Varazze e della volgarizzazione della vita dei Padri del deserto di fra’ Domenico Cavalca.
Il ciclo della Tebaide rappresenta una delle più importanti scoperte dell’ultimo ventennio dello straordinario patrimonio artistico senese custodito nel grande complesso monumentale dell’antico Spedale.
Dopo venti anni dalla scoperta e vari tentativi di reperire i fondi per il recupero del ciclo, finalmente si procede al restauro e alla valorizzazione di questo ambiente con il restyling della scala attraverso un nuovo parapetto in vetro e acciaio, grazie al generoso sostegno finanziario di mr. Robert Cope, presidente Fondazione Vaseppi, mecenate inglese appassionato dell’arte italiana.
«Siamo presenti dal tredicesimo secolo in questi ambienti dove – ha osservato il rettore Pie Disposizioni Biagio Lomonaco, alla presentazione con Lucia Cresti presidente Fondazione Antico Spedale Santa Maria della Scala – continuiamo a svolgere la medesima attività. Grande soddisfazione e riconoscimento a Mr. Cope che con il suo intervento ha permesso lo sviluppo del progetto».
«Il suo finanziamento – ha continuato Laura Martini storica dell’arte e direttrice del restauro – ha anche consentito di effettuare ulteriori indagini. Il cantiere è iniziato nel mese di aprile con il restauro degli affreschi più degradati raffiguranti scene di lavoro nei campi: poi quelli sulla porta in alto con le storie dei primi padri eremiti. Interessanti le scene di vita quotidiana dei monaci».
Nel primo studio su questo ciclo figurativo, 2001, lo storico dell’arte Alessandro Bagnoli ritenne di presentare i dipinti come opere di un anonimo ‘Maestro della Tebaide’, pittore che aveva fatto tesoro dell’insegnamento di Ambrogio e Pietro Lorenzetti e poteva corrispondere all’attività del giovane Lippo Vanni o a quella di Niccolò di ser Sozzo e pure del cosiddetto Secondo Maestro di Sant’Eugenio. Successivamente, 2009, ha attribuito i dipinti murali a Lippo Vanni, pittore noto dal 1341 come miniatore per lo Spedale e per i libri di coro dell’Opera del Duomo e della collegiata di San Gimignano. La Tebaide si può datare ai primi anni quaranta del Trecento, in particolare tra il 1341 e il 1345, prima della grande peste del 1348, per l’abbigliamento dei due giovani ricchi e baldanzosi che testimonia il mutamento della moda in quegli anni.
Il progetto della Tebaide ha visto nel 2021-2022 una fase propedeutica di indagine archeologica curata dall’archeologo Alberto Agresti con la rimozione dei detriti dietro il parapetto della scala attuale probabilmente depositati al tempo della sua costruzione dopo la seconda metà del Settecento, con esiti e scoperte rilevanti. Questi elementi architettonici e pittorici aprono nuove prospettive e potranno contribuire a chiarire la conformazione originaria della sala della Tebaide e la sua destinazione primitiva, al momento ritenuta ‘una sorta di anticappella o comunque un andito di accesso a locali più interni’ della antica compagnia dei Disciplinati.
Il restauro degli affreschi e della scala con progetto approvato dalla Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Siena, Grosseto e Arezzo, sarà completato entro la fine della primavera del 2024. Il restauro degli affreschi è stato affidato a Massimo Gavazzi, con la collaborazione di Luca Bellaccini, la direzione dei lavori all’architetto Alessandro Bagnoli, la direzione artistica alla storica dell’arte Laura Martini.
Per coadiuvare l’attività di ricerca e restauro è stata costituita una commissione scientifica della quale fanno parte tre docenti del Dipartimento di Scienze storiche e dei Beni culturali dell’Università degli studi di Siena: Alessandro Bagnoli, Fabio Gabbrielli, Michele Pellegrini.
Con le recenti scoperte e il restauro di questo capolavoro dell’arte senese si avvia una nuova fase di studi che verosimilmente condurrà a far luce sul programma iconografico, sulla funzione originaria del vano affrescato e sulla sua committenza, aggiungendo nuovi capitoli alla ricchissima e complessa storia del Santa Maria della Scala e delle istituzioni che in essa ancora convivono.