E nel buio sorrido alla vita, quasi fossi a conoscenza di un qualche segreto incanto in grado di sbugiardare ogni cosa triste e malvagia e volgerla in splendore e felicità. E cerco allora il motivo di tanta gioia, ma non trovo alcuno e non posso che sorridere di me. Credo che il segreto altro non sia che la vita stessa.
E magari sulla scelta dei brani che in “Un po’ di compassione” (Adelphi) accompagnano la lettera della grande, immensa Rosa L. ci sarebbe anche da discutere, ma sulla lettera no, questa lettera andrebbe semplicemente fotocopiata, distribuita, appesa davanti al proprio computer, portata nel portofoglio e tirata fuori e letta, riletta ogniqualvolta la realtà ci sembra troppo buia e deprimente, ogni qualvolta ci assale il virus dell’indifferenza.
Rosa L. è in carcere, fuori impazza il mattatoio della guerra mondiale, nessuna luce in fondo al tunnel, nessuna forza che riesca a levarsi in piedi e urlare le ragioni della pietà. E lei anche nello spazio tetro di questa cella riesce a percepire la gioia della vita, che è anche la forza della vita…
Di più: oltre i milioni di morti ammazzati coglie la sofferenza di un povero bufalo maltratto e ne avverte compassione fino a condividerne la sofferenza. Fratello chiama quel povero animale… e siamo ben oltre ogni lettura esclusivamente animalista ante litteram, siamo alla grande lezione di vita…
In Germania questa lettera è nei libri di testo, viene studiata a scuola. Farebbe bene anche a noi far circolare queste pagine. E magari, in questi giorni, farle trovare sotto l’Albero di Natale.