SIENA – Il matrimonio lo avevano già tentato una volta nel 2019 i due ex primi cittadini di Firenze e Bologna Dario Nardella e Virginio Merola: l’idea, allettante, era quella di pensare di poter organizzare i Giochi olimpici in Toscana ed Emilia-Romagna. Un’idea, pazza, il cui traguardo del 2032 però ben presto sfumò.

Oggi, a distanza di cinque anni, la pazza idea la ripropone il senatore Matteo Renzi per mano del vice presidente del Consiglio regionale della Toscana e renziano della prima ora Stefano Scaramelli. La Toscana, con un atto di indirizzo dell’assemblea, ci riprova ma scatta in avanti e lascia al palo Bologna. Obiettivo organizzare i Giochi del 20240 diffusi ma solo nel Granducato. La politica, chiamata ad esprimersi con un voto, ammicca ma è già caos.

Firenze così si smarca nel giorno in cui l’assessora allo sport di Bologna Roberta Li Calzi aveva lanciato un richiamo all’unità di intenti con una tirata di orecchie proprio al capoluogo toscano: “Si può concorrere a una manifestazione come questa solo con una candidatura nazionale, dove Bologna collabori con le altre città. Ovviamente la collaborazione con il comune di Firenze continua sia sul fronte sportivo che su altri ambiti”.

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Che organizzare le Olimpiadi in un territorio ‘marginale’, isolato e mal collegato dal punto di vista infrastrutturale come quello toscano non sia una sfida semplice è dire un’ovvietà. Ma certa politica dovrebbe tenerlo ben a mente nel momento in cui propone di candidare un territorio, bellissimo per carità e unico al mondo, ad ospitare qualcosa come 12 milioni di soli spettatori che nelle due settimane dei Giochi potrebbero riversarsi in Toscana.

Un impatto economico che viene stimato in 2,4 miliardi con le Olimpiadi che sarebbero un acceleratore straordinario che andrebbe oltre i 20 anni. Ma c’è anche il rovescio della medaglia e riguarda i costi: mediamente, pensando ai Giochi precedenti, si prevede sempre un 170-175 per cento in più rispetto alle stime. L’indotto è rilevante, ma vanno considerati impegno e costo collettivo che, in certi casi, possono essere superiori rispetto addirittura al vantaggio collettivo.

“Da appassionato di sport dico che sarebbe molto bello, ma da analista che guarda i numeri devo ammettere che non sarebbe un’impresa facile” ha detto nei giorni scorsi in un’intervista al Carlino Luca Dondi dall’Orologio, amministratore delegato del think tank bolognese Nomisma.

A partire dalla mancanza dell’infrastruttura più banale: l’aeroporto. “Soprattutto sul fronte degli scali saremmo in difficoltà, Firenze in primis” ha sottolineato dall’Orologio. “In realtà, comunque, credo che prima di fare qualunque ragionamento serva qualcosa di più: cementare il ’fidanzamento’ tra Bologna e Firenze”. Appunto.

Olimpiadi, primo via libera per la candidatura toscana nel 2040 (agenziaimpress.it)

Peraltro, provate a percorrere in una giornata qualsiasi la distanza che separa Firenze da Siena lungo il raccordo autostradale Autopalio, tempo medio di percorrenza un’ora e mezza tra buche e cantieri in una strada in cui i lavori proseguono ininterrottamente da almeno 40 anni. Provate a coprire la distanza tra Firenze, Pisa e Livorno, idem come sopra. Per non parlare del tema dell’overtourism.

“La visione deve riguardare l’ospitalità, ad esempio. Come promuoverla, come rispondere all’overtourism. Serve, insomma, una visione sovralocale e sovraregionale. E lo sviluppo deve seguire questo perimetro. Capisco mettere il cuore oltre l’ostacolo, ma servono gambe forti…” ha messo ancora in guardia dall’Orologio.

Infine, ma non per ordine di importanza visto che si parla di sport, la questione delle infrastrutture sportive: settore nel quale la Toscana e più in generale l’Italia non brilla affatto né per quantità né per qualità. Impianti vecchi – il palazzetto più grande e più recente (lavori iniziati nel 1988 e inaugurati nel 2004) è il Pala Modigliani di Livorno con 8 mila posti – con capienze molto ridotte e limitate dislocate in un territorio di 23 mila kmq con una densità di 161 abitanti per kmq. Tutto modificabile e migliorabile, certo, ma occorre partire da domani.

La sfida ai Giochi 2040 in solitaria da parte della Toscana è lanciata. Ma se c’è un’evidenza che questo embrione di candidatura ha evidenziato, è che i nodi da risolvere in Toscana sul fronte delle infrastrutture, dell’accoglienza e del turismo, della mobilità e dell’impiantistica sportiva, a prescinder da quello che sarà l’esito, sono molti.