La frase che meglio di tutti fotografa il rapporto fra politica e mondo dell’informazione è quella pronunciata, trent’anni fa, dal senatore statunitense Bill Bradley: «Se uno dei candidati dichiarasse domattina di vole fare la guerra o di voler nazionalizzare la proprietà delle case, vi garantisco che nessun giornale e nessun network si occuperebbero più delle sue amanti».
Lo stesso avviene in Italia per il turismo: in assenza di strategie e politiche serie, o con ministri ed assessori che partecipano ogni giorno a incontri e convegni per cercare di nascondere (senza riuscirci) il vuoto della propria azione, ecco che il mondo dell’informazione è “costretto” a concentrarsi su notizie marginali.
Qualche giorno fa, ad esempio, ha avuto ampio risalto la nuova mappa della città di Ferrara, in cui i percorsi pedonali all’interno della città vengono rappresentati con la stessa grafica usata, a livello internazionale, per le metropolitane. La mappa è veramente fatta bene, con colori dei percorsi scelti in base alla loro lunghezza, ed una simbologia di immediata lettura, ma – chiaramente – si tratta di una idea “carina” e niente più, una curiosità che certo non fa una politica di destinazione.
Poi è venuto fuori l’annuncio di Dario Franceschini che da quest’anno (sarebbe più corretto dire: fino a quando sarà lui il Ministro della cultura e del turismo… mai prendere impegni per i propri successori) ogni 8 marzo i musei nazionali saranno ad ingresso gratuito per tutte le donne. Ed è chiaro che una notizia del genere è costruita apposta per andare su tutti i mezzi di comunicazione nazionali. Ma anche in questo caso, è un’idea interessante e “carina”, che porterà forse qualche migliaio di visitatrici in più (speriamo accompagnate da altre persone che invece il biglietto lo pagano), ma non può credibilmente sostituire un lavoro serio e necessario per rendere duratura ed a più ampio raggio la crescita dei visitatori ai musei, che c’è, ma è troppo concentrata sui quelli, i più famosi, di Roma e Firenze.
Rimbalza invece da oltre 10 anni, ed ogni volta Anas riesce meritoriamente a farla passare come nuova, la notizia della vendita e trasformazione in alloggi turistici delle case cantoniere presenti lungo le strade italiane. Ma in questo caso – diciamolo – l’idea non è nemmeno “carina”.