La Riserva Integrale di Sasso Fratino e le faggete vetuste del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna sono candidate Patrimonio Mondiale Naturale Unesco.
I faggi più vecchi d’Italia «Confidiamo in questa prestigiosa candidatura – ha commentato Nevio Agostini, responsabile del Servizio Promozione dell’Ente Parco – perché le nostre faggete le caratteristiche giuste ce le hanno tutte. In Europa sono rimasti in pochi i lembi di foresta vetusta, cioè profondamente antica, con all’interno alberi di circa trecento anni di età. Sono realtà preziose che raccontano storie speciali. In Europa finora sono stati riconosciuti patrimonio dell’umanità solo delle piccole foreste di faggio montano in Germania, i prossimi ad ottenere questo riconoscimento vorremmo essere noi. Proprio in questo senso abbiamo dato il via ad uno specifico progetto di ricerca sull’anzianità e la biodiversità delle nostre foreste, in collaborazione con l’Università della Tuscia di Viterbo, referente italiana per le foreste vetuste. I risultati delle prime indagini condotte dal professor Gianluca Piovesan sono stati sorprendenti: le foreste vetuste di faggio sono una realtà importante nella Riserva Integrale di Sasso Fratino e in altre ampie zone del Parco. Aspettiamo i documenti ufficiali ma posso già dirlo: i nostri faggi superano ampiamente i trecento anni di età, in molti casi arrivando ai quattrocento e oltre, stabilendo un vero primato in Italia, quello di “faggi più antichi della penisola”».
Il percorso del Parco verso la candidatura a sito Unesco Lo scorso 29 ottobre a Bonn, durante l’incontro su Natura e Biodiversità, il Ministero dell’Ambiente della Repubblica Federale tedesca e i rappresentanti di Austria, Spagna, Romania, Croazia, Albania, Ucraina, Belgio, Bulgaria, Kosovo e Slovenia, hanno discusso della partecipazione dell’Italia alla candidatura per il riconoscimento, come patrimonio dell’umanità, alle foreste di Faggio Europee. Oltre a Sasso Fratino – unico sito toscano candidato – sono stati selezionati per l’Italia, otto siti compresi nel Parco Nazionale D’Abruzzo, Lazio e Molise, nel Parco Nazionale del Pollino, nel Parco Nazionale del Gargano e nei Comuni di Oriolo Romano e Soriano nel Cimino. Tra tutti gli enti e le autorità italiane coinvolte è stato sottoscritto un accordo di collaborazione, destinato a durare fino al termine del processo di candidatura che assegna al Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise il ruolo di capofila per l’intero processo a livello nazionale.
Il presidente del Parco Luca Santini: «fare squadra è la chiave del successo» «Questa candidatura fortemente voluta dal Parco, che speriamo si confermi presto in una nomina, è un’ulteriore opportunità di promozione a livello internazionale delle nostre foreste, dei nostri ambienti per il loro grado di tutela, conservazione e valorizzazione. L’eventuale riconoscimento rappresenterebbe un traguardo straordinario e ad oggi ci sono tutti i presupposti per poterlo raggiungere. La collaborazione che abbiamo instaurato in questa fase con il Ministero dell’Ambiente e gli altri parchi nazionali dimostra che questo progetto interterritoriale ha un grande potenziale che mette in rete ancora di più i parchi nazionali e promuove così uno sviluppo sostenibile». Non c’è il rischio che una nomina a sito Unesco richiami un turismo di massa pericoloso per la conservazione e la tutela delle foreste? «Il turismo che anima il Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna è un turismo assolutamente rispettoso e consapevole, – ha commentato il presidente Santini – per questo credo che non ci sia nulla da temere. Sasso Fratino in quanto riserva integrale è chiusa all’uomo, quindi non corre nessun rischio. Le altre faggete all’interno del Parco, invece, sono certo che proprio grazie al riconoscimento Unesco , saranno apprezzate e valorizzate con speciali visite guidate, così da comprenderne appieno il secolare valore. Proprio in questa prospettiva di crescita e promozione del Parco verso gli amanti della natura, rientra il grande progetto di collaborazione con altri Parchi italiani per entrare a far parte del circuito internazionale Federparchi e ottenere il riconoscimento CETS, la Carta Europea del Turismo Sostenibile nelle Aree Protette».