Ne ha una per tutti, Alessandro Starnini, tornato da poco nell’agone politico con la elezione a consigliere comunale a San Giovanni d’Asso, dopo anni da dirigente di partito, con l’esperienza di un decennio alla guida della Provincia di Siena e poi consigliere regionale. La politica del Pd, il suo partito, la Regione che va ripensata, un sistema di governo dei Comuni e delle aziende pubbliche da cambiare e di regole da buttare.
Naturalmente lo fa alla sua maniera. Se fino ad oggi aveva affidato a Facebook le sue esternazioni, oggi invia ai giornali un’intervista ricca di spunti e di occasioni di riflessione. Soprattutto per il suo partito, il Partito Democratico appunto, che oggi si riunisce nell’assemblea provinciale, che in Toscana e in provincia di Siena è da sempre Dominus della politica, nelle istituzioni locali e nel sistema delle aziende pubbliche. E che troppo spesso nasconde le difficoltà pur di apparire sempre vincente e rassicurante.
«Male le elezioni comunali nel senese» Sulle recenti elezioni comunali ad esempio il giudizio di Starnini è lapidario: «Le comunali sono andate male e niente scuse. Non facciamo come nel calcio che danno la colpa al caldo! A Roma fanno la rivoluzione delle riforme vere, da noi e in Toscana c è il vuoto, l’inerzia da troppo tempo. Così alla prima Lista Civica che passa, specie dove la crisi morde di più o appariamo più vecchi e fermi, perdiamo. Il governo di centro sinistra appare indistinto, senza un segno. Quando una persona come Paolo Canocchi,che stimo, si ritrova in una lista civica vuol dire che abbiamo sbagliato tutto. Attenzione, o prima o dopo, un elettorato che si è diviso dovrà ritrovarsi. E questi casi sono più di uno!». Il riferimento è evidentemente a quel che è successo anche a Chianciano, Piancastagnaio con la sconfitta delle liste del Pd e poi le conferme a Pienza e Casole d’Elsa di due liste civiche, sebbene i sindaci Fabrizio Fé e Piero Pii siano di provenienza “democratica”. E allora la ricetta di Starnini diventa quella di fare più politica e individuare un’agenda di cose da fare.
Una nuova agenda di governo per l’Urbanistica «Bisogna fare l’agenda del nuovo governo locale. A San Giovanni d’Asso vogliamo dare un contributo. Cominciamo col chiedere che il Piano territoriale di coordinamento della Provincia sia dichiarato decaduto. Non è previsto dalle nuove norme. Restino soltanto alcuni indirizzi per coordinarsi tra Comuni. L’epoca della conformità dei piani urbanistici comunali a quello della provincia è finita. Di piani ce ne sono anche troppi. Apriamo la strada di una urbanistica nuova, semplice ed essenziale non come quella di ora incomprensibile e ingestibile». «Bisogna ripartire dalla Convenzione sul paesaggio non da quella costruzione burocratica che vuole la Marson (assessore regionale all’urbanistica, pianificazione del territorio e paesaggio, ndr) che non ci insegna nulla come si tiene di conto il nostro territorio, cave comprese . Noi diciamo tutela e abbandono zero. Senza lavoro dell’uomo il nostro paesaggio non esiste lo capiscano o no! Oltre alla rigenerazione urbana serve la ri-generazione rurale che si fa con l’intervento dell’uomo. Penso che i comuni delle crete senesi dovrebbero lavorare insieme per cogliere le opportunità del prossimo piano di sviluppo rurale della regione».
Regione «non si possono sostenere candidati senza confronto» Attacco diretto dunque anche alla Regione Toscana, rea a suo dire di voler accentrare troppo a discapito dei territori, che rischiano di finire emarginati. «Mi dicono che la Regione voglia riaccentrare tutte le competenze a suo tempo delegate alle province. Certamente si possono pensare modalità diverse da quelle usate in tutti questi anni per gestire l’agricoltura , il turismo etc. ma se tutto va negli uffici di Novoli , nel frattempo nasce la città metropolitana fiorentina il resto della Toscana rischia di essere, per l’appunto, il resto o lo ” sciupo”. Non capisco come si possa avallare senza discutere questa linea o dire tranquillamente di si a una prossima candidatura alla presidenza senza un confronto su questi temi. Sarebbe semmai il caso che il Pd della Toscana sud prendesse una posizione comune e costruisse fin da ora un coordinamento stabile. Da soli non si va da nessuna parte».
Provincia «chiudere la Fondazione Musei» Starnini invita a ripensare anche al ruolo della Provincia non più per quello che abbiamo conosciuto in questi anni. «Da subito si deve lavorare a un piano di riassetto di tutto il governo locale, discusso con le popolazioni (gestioni associate, unioni, fusioni etc.) ma tutto deve avere un obiettivo fondamentale ,tra gli altri, ridurre i costi, massima produttività, abbattimento della tassazione secondo criteri di giustizia sociale e di aiuto al lavoro e all’impresa. Anche i lavoratori pubblici devono essere coinvolti e il sindacato , perche molte delle rigidità attuali non reggono più e invece molte e vere competenze potranno esser valorizzate al meglio. Mi risulta che in provincia è aperto un bando per il direttore della fondazione musei. Ecco fermiamoci. Se ne può fare tranquillamente a meno. Anzi, la Fondazione dei Musei va sciolta. Noi proporremo un accordo operativo con la Provincia per tutte la manutenzioni delle strade bianche: si deve spendere solo per comprare la breccia perche il resto c’è tutto. Soluzioni di questo tipo si possono trovare per il resto delle manutenzioni anche quelle idrauliche e forestali . Proponiamo che sia presentata una legge per abolire i consorzi di bonifica e la relativa tassa che è sempre più sottoposta a contestazioni anche giuridiche . La manutenzione del territorio passi alla Provincia e i lavori si facciano tutti in economia».
«Conflitto tra bilanci di aziende pubbliche e interessi dei cittadini» Poi ci sono le aziende pubbliche che gestiscono gas, trasporti, fibra e chissà quanto altro da tempo nel mirino dell’antipolitica. «Sento parlare di varie ipotesi di holding per evitare assalti di vario tipo alla proprietà. Siamo sicuri che sia giusto che queste aziende che gestiscono i vari servizi in quanto vincono gare pubbliche debbano restare nella proprietà degli enti locali? Perche mettere sulle tasche dei cittadini il rischio d impresa di queste aziende? E il Comune proprietario quali interessi tutela? Quelli del bilancio della azienda che possiede o quelli dei cittadini? Il conflitto è permanente e concreto! E anche arretratezze non più nascondibili: paghiamo i rifiuti ancora con una formula approssimativa tra metri quadri e persone e non secondo la quantità effettiva dei rifiuti che uno produce. ci arrivano bollette del gas che sono acconti sul consumo che la azienda dice che faremo. Io faccio questa riflessione: ci vogliono motivi e vantaggi molto solidi per i Comuni e per i cittadini per continuare ad avere in proprietà queste aziende».
Tanti, dunque, i sassi lanciati nello stagno da Alessandro Starnini, uno che la politica la vive e mastica da quando iniziò giovanissimo nella sezione del Pci a Rapolano Terme. Uno, però, che merita ascoltare e che andrebbe ascoltato maggiormente soprattutto dai dirigenti del Pd, perché mette sul tavolo argomenti e analisi che soprattutto i giovani democratici dovrebbero masticare bene e non limitarsi a nascondere sotto il tappeto.