In tarda mattinata arriva anche l'intervento del presidente del Consiglio regionale della Toscana, Alberto Monaci, indirettamente chiamato in causa dal Partito Democratico quale corresponsabile della crisi al Comune di Siena (leggi) che stamani si è conclusa con le dimissioni del primo cittadino Franco Ceccuzzi che ha parlato di «traditori e voltagabbana» (leggi). E Monaci, a quanto pare, non ci sta e replica che «nel merito» le questioni non sono state affrontate in queste settimane ma si sta tentando una «epurazione staliniana».
«Chiamato direttamente in causa dal documento del Pd di Siena relativamente alla mia presenza all’incontro organizzato dal segretario regionale Manciulli coi consiglieri comunali che avevano proposto, sulla questione del bilancio consuntivo del comune, il dispositivo votato il 27 aprile (“non ritenendo possibile approvare questo Rendiconto di Gestione 2011 invita il Sindaco a riproporre con la massima celerità – e, comunque nei termini di legge minimi possibili, non oltre il prossimo mese di maggio – un nuovo Rendiconto di Gestione 2011 …”) e che anche lì hanno ripetutamente ribadito la loro intenzione a votare l’atto con i correttivi necessari, mi corre l’obbligo di rilevare come, per l’ennesima volta, si eluda ancora la questione di merito della vicenda: la mancanza di legittimità di alcune poste di quel fondamentale provvedimento.
A questa mancanza non si è voluto porre, inspiegabilmente, alcuno dei correttivi proposti dai consiglieri comunali del Pd che, coerentemente agli obblighi dati da loro mandato, hanno rilevato, in tempo, le anomalie del provvedimento. Pretestuosamente oggi, nel Pd senese, si confondono piani diversi per eludere la discussione di merito: quella di attrezzare le politiche del Comune rispetto alle effettive disponibilità di bilancio. Disponibilità come tutti sanno, legate alla veridicità del consuntivo.
Pretestuosamente, certo. Perché è a tutti noto come sulla questione del rinnovo degli organi della banca MPS chiare siano state le posizioni e i giudizi. Concretizzati in atti consiliari discussi e votati, alla luce del sole.
Questo è quanto da settimane ribadisco nei confronti avuti sulla questione. Confronti dove la mia presenza ha sempre assunto il carattere di un contributo leale alla soluzione del problema. Soluzione che, come tutti sanno, è una sola: certificare inequivocabilmente, senza tema di smentite, la correttezza dell’atto, corredato quindi di tutti documenti legittimamente attestanti quanto lì dichiarato. O, alternativamente, rivedere le cifre e porre in atto i correttivi agli strumenti previsionali approvati.
Anche un ex bancario, come il sottoscritto, non può non vedere come la questione sia tecnica. Perché eluderla, affongandola nelle scomuniche, in documenti da ultimatum, in minacce di deferimenti, in colpi di teatro, in un contesto che più che politico sembra puzzare di processo staliniano, tentativo di epurazione per ammazzare il confronto democratico dentro un Partito che ha il sapore di qualcosa oramai superato dalla Storia?
È necessario, invece, tornare alle difficoltà di questa Storia, cioè quella che viviamo che giustappunto riguarda il futuro, non il nostro ma quello dei nostri figli. Le difficoltà vanno affrontate col confronto, anche aspro se necessario. Ma nella verità. Altre strade ci portano in una vicenda che sicuramente non mi riguarda, ma sono convinto che ragionando non riguarda nessuno degli interlocutori chiamati in causa».