Nella superba aula di San Pancrazio, immersi tra le opere del Museo Marino Marini di Firenze, sono visibili fino al 21 luglio alcuni capolavori di Gio Ponti (1891-1979), l’architetto milanese tra i protagonisti del design italiano che fu per un decennio il direttore artistico della Manifattura Richard Ginori di Doccia inventando il primo caso italiano di produzione artistica industriale (orario: tutti i giorni 10-17, chiuso mart, dom e festivi – Info: 055.219432).
La corrispondenza inedita Sotto il titolo ‘Gio Ponti e la Richard Ginori: una corrispondenza inedita’ sono esposte circa 50 ceramiche disegnate dall’artista negli anni 1923-33 e custodite oggi nel Museo di Doccia, ma anche una trentina di lettere dell’architetto/designer con schizzi, disegni e indicazioni di fabbricazione al suo braccio destro Luigi Tazzini, che ci rivelano uno spaccato affascinante della creazione artistica. E anche una cura estrema per i dettagli in ogni aspetto della produzione, persino quello promozionale: nel 1928 Ponti fonda infatti la rivista “Domus”, che gli permette di raggiungere critici influenti (Margherita Sarfatti, Ugo Ojetti, Roberto Papini) ma anche i clienti più prestigiosi. Fra questi la baronessa Rothschild, la Cassa di Risparmio delle Province Lombarde e persino il Ministero degli Esteri, che commissionò alla Richard Ginori un ‘trionfo da tavola’ per le Ambasciate italiane di tutto il mondo.
L’innovazione come parola d’ordine Un talento immaginifico, una passione per l’industria e per l’artigianato più raffinato e una capacità di guidare con ironia il gusto dei contemporanei, fecero di Ponti l’ideale ‘innovatore’ delle ceramiche d’arte Richard Ginori dopo la Prima Guerra Mondiale. Il suo lavoro fu subito acclamato da pubblico e critica, anche all’estero, tanto che nel 1925, all’Esposizione internazionale di arti decorative di Parigi, ricevette il gran premio della giuria. Ponti produce vasi, coppe, urne, centritavola, statuette, piatti, calamai, bomboniere, posacenere, portagioielli e persino fermacarte, inventandone una serie a forma di libro. Il suo metodo di lavoro è improntato a una costante ricerca di innovazione, sia nel design che nei materiali e nei colori: a lui si deve per esempio la creazione del ‘blu Ponti’, in due tonalità, ma anche il coinvolgimento nella produzione di artisti come Libero Andreotti, Italo Griselli, Giovanni Muzio.Molti dei lavori qui esposti non sono mai entrati in produzione e costituiscono quindi pezzi unici.
560 opere in un libro La mostra è curata da Livia Frescobaldi Malenchini e Oliva Rucellai, rispettivamente vicepresidente e socio fondatore dell’Associazione Amici di Doccia, con Alberto Salvadori, direttore del Museo Marini. Agli Amici di Doccia, nati nel 2003, si devono mostre, pubblicazioni e incontri sulla celebre Manifattura oggi di proprietà Gucci e un progetto ambizioso: la pubblicazione del volume completo delle 560 opere di Gio Ponti al Museo di Doccia, frutto del lungo lavoro svolto da Maria Teresa Giovannini. La stampa sarà ultimata entro pochi mesi e questa mostra ne costituisce un prezioso e illuminante antefatto.