Il 36,2% dei lavoratori toscani potenzialmente potrebbe lavorare in remoto, alleggerendo il sistema di trasporto della Regione Toscana di 400mila pendolari, il 76% dei quali in macchina. Secondo quanto afferma l’Irpet, si tratta perlopiù di professioni di tipo cognitivo, impiegatizie, legate alla finanza, alla ricerca ed alla formazione: la conversione allo smart working porterebbe «otevoli benefici in termini di incidentalità, inquinamento e congestione stradale».
Aree urbane più avantaggiate Per i ricercatori dell’istituto, le aree urbane «sono quelle che mostrano una maggiore potenzialità di ricorso al lavoro agile, per la presenza di attività dei servizi avanzati e della pubblica amministrazione locale e centrale (Firenze, Pisa, Siena). Su livelli inferiori si attestano invece le realtà urbane con una forte presenza di aree distrettuali (Arezzo, Lucca, e ancor più Prato e Pontedera), mentre in coda all’ordinamento troviamo i sistemi locali del lavoro della Toscana del sud a prevalenza agricola e turistica».