«Lo ammetto, sono un innamorato folle della Toscana. Adoro la mia regione, guai a chi me la tocca, anzi non meritano neanche considerazione chi parla male della Sicilia, specie del ragusano ma la Toscana ha una musicalità speciale. Per un’artista questa terra rimane una culla, un punto di riferimento, un luogo di partenza o di rilancio. Non credo che sia un caso il fatto che abbia vinto nella sezione Giovani nell’anno di un conduttore fiorentino e con così tanti suoi corregionali a partecipare. Sono diventato subito amico di Amara e l’accento diverso che spicca nelle diverse città, mi fa impazzire». Giovanni Caccamo, fresco vincitore dell’ambito giovanile dell’ultima edizione del Festival di Sanremo, si è raccontato alla libreria Red di Firenze dove ha condiviso emozioni ed aneddoti di questo suo primo mese veramente alla ribalta dopo il trionfo alla rassegna canora per eccellenza in Italia.
E pensare che tutto è nato in questi giorni circa 14 anni fa…
«Si, è vero, festa della donna prima e festa della mamma poi. Ho iniziato a cantare nel piccolo coro dell’Antoniano e per andare a Bologna, dove c’era la scuola, passavo e mi fermavo con i miei anche da Firenze o da Siena. E qui ho scoperto l’arte, i pittori, il rinascimento, il turismo e la bellezza artistica. Ancora oggi che ci torno ho spesso dei flash back sul passato. Poi era destino, anche in questo caso e’inevitabile che lo dica, che ci tornassi in Toscana per la scuola di teatro del Metastasio. Quanto mi è dispiaciuto per Luca Ronconi che non mi ha insegnato personalmente ma rimane certamente un punto di riferimento».
E oggi che rapporto c’è fra la tua musica e la Toscana?
«Ho già detto poche ore dopo che ho vinto Sanremo che tornerò a suonare presto a Firenze e Siena, ho suonato già in località Impruneta ed il fatto che nel mio tour di incontri ci sia anche la nuova libreria di piazza della Repubblica penso sia simbolico. Penso che i teatri siano il luogo migliore ormai per esprimersi e mi piacerebbe calendarizzare tutto in certi luoghi. Se posso vorrei scoprire il nuovo teatro dell’Opera al Parco della Cascine».
Cosa cambia per un cantante dopo una vittoria a Sanremo?
«Poco se sei in grado di tenere i piedi per terra, ed io ho una famiglia solida alle spalle ed un gruppo di amici selezionato; tanto invece se ti fai trascinare dall’etichetta o dal rapporto solo mediatico con chi ascolta i tuoi cd. Io faccio il tifo per la prima opzione e deve dire che dopo il primo impatto in cui sono finito in una sosta inesauribile di interviste, oggi mi godo di più il contatto con la gente. Ho il tempo per leggere, per studiare e per continuare a comporre. Se non ti proietti già sul futuro e la promozione di ciò che fai, secondo me hai poca strada davanti».
Il tuo album però si intitola “Adesso e qui”…
«È un invito a cogliere l’attimo ma non soltanto nel senso del ‘carpe diem’. E’uno stimolo soprattutto alla mia generazione di non passare il tempo solo fra smartphone e sui social ma di godersi il mondo e trovare la propria strada, le proprie opportunità. Ovvio che si parli anche di amore, ma in senso assoluto. Io ad esempio ho un legame con la mia terra imprescindibile. Poche ore fa ero a Caccamo la mia città e ho riassaporato i miei profumi, i miei odori, ho incrociato gli occhi di gente con cui non voglio perdere il contatto. Ecco che cos’è quel ‘Adesso e qui’. Uscirò rafforzato da questo tour fra le gente se mi sarò portato io dietro qualcosa, non solo i miei fan una foto, un autografo o il mio cd».