«L’81,8% degli edifici scolastici della provincia di Siena non è adeguato alla normativa antisismica, il 93% è persino privo delle certificazioni di rispondenza alle norme per le costruzioni in zona sismica». A dirlo il Capogruppo di Forza Italia in Consiglio regionale Maurizio Marchetti che attinge i dati dalla comunicazione di giunta sull’edilizia scolastica all’ordine del giorno della seduta odierna della Giunta regionale toscana.
«Sono tutte scuole ipoteticamente fuori legge» «E l’amianto? – chiede ancora Marchetti – La sua presenza nelle scuole del territorio è stata verificata e monitorata appena in 9 edifici sui 214 totali, ovvero nel 4,2% dei casi. Sono tutte scuole ipoteticamente fuori legge, insomma, e sostanzialmente malsicure. No, dico: ma scherziamo? E’ una fragilità inaccettabile per i luoghi dove studiano i nostri ragazzi. Che aspetta la Regione ad attivare il fondo di rotazione per anticipare i soldi per gli adeguamenti di sicurezza come ho ottenuto con la mia mozione approvata due settimane fa. Ero consapevole per esperienza diretta che lo stato dei plessi scolastici toscani fosse critico, avendo io stesso visitato alcune realtà. Ma davvero non immaginavo una situazione di tale fragilità. Sono costernato», conclude Marchetti.
«Senza parole che le istituzioni abbiano lasciato andare le cose» «Che le istituzioni conoscano un simile stato di fragilità delle scuole e abbiano fin qui lasciato andare le cose senza preoccuparsene – sottolinea – mi lascia senza parole. Oggi più che mai mi batterò affinché quanto prima la Regione dia gambe alla mia mozione approvata all’unanimità da tutto il Consiglio regionale toscano per anticipare i fondi e restituire sicurezza ai nostri ragazzi. La scuola è come fosse il loro luogo di lavoro. Gli spazi dell’attività didattica devono essere adeguati e sicuri, non una sfida continua alla staticità e alla salubrità. Aver lasciato che le nostre scuole toccassero così il fondo – conclude Marchetti – è una grave responsabilità del Pd e delle sinistre di governo regionale a cui va messa la parola fine».