Ad aprire la stagione autunnale del Maggio musicale fiorentino rischia di essere una Semiramide di Rossini (nello storico adattamento di Luca Ronconi) in «‘braghe di tela’ per la mancanza di soldi e difficoltà legate alla carenza cronica di personale»: a paventarlo è la Cgil riunitasi ieri in assemblea e presidio al teatro dell’Opera di Firenze, in contemporanea con lo svolgimento del consiglio di indirizzo della fondazione a cui prendeva parte il sindaco Dario Nardella e il sovrintendente Francesco Bianchi.
«Il teatro versa in stato caotico» «Si tratta di una possibilità concreta – spiega Silvano Ghisolfi della Cgil – conseguenza dello stato caotico e incerto in cui versa il teatro. La scenografia è stata presa a noleggio, e potremo lavorarci poco tempo, per problemi legati alla gestione organizzativa e alla scarsità degli addetti dedicati, senza peraltro poter procedere alle operazioni di adattamento e restauro necessarie, in quanto costano troppo. L’opera è complessa, e richiederebbe interventi di un certo peso: ma non ci sono soldi, dunque il rischio è di aprire il sipario in forma semi scenica, o comunque in modalità non all’altezza della reputazione del teatro, in particolare visto che si tratta di un’apertura di stagione».
Maggio a rischio retrocessione a teatro di tradizione? Intanto, la Cgil si aspetta garanzie riguardo l’intenzione della dirigenza di non procedere ad ulteriori riduzioni di personale nell’ambito del complicato processo di risanamento del teatro. «Piuttosto si riducano gli stipendi i vertici, visto che abbiamo una delle dirigenze più costose d’Italia», dice Cristina Pierattini della Cgil. Quanto al nuovo decreto bis del ministro Franceschini per il salvataggio delle fondazioni ancora economicamente ‘pericolanti’, «gira voce che, in mancanza del raggiungimento degli obiettivi economici che verranno fissati, il Maggio possa in qualche modo essere ‘retrocesso’ a teatro di tradizione: una prospettiva assolutamente da evitare, visto che quello non è assolutamente l’entroterra del Maggio».