FIRENZE – “L’infiltrazione mafiosa esiste, è un pericolo per la collettività”. Se il procuratore generale Marcello Viola aveva scoperchiato la pentola, Luca Tescaroli, procuratore aggiunto di Firenze, non cambia le carte in tavola.
“Firenze non è Palermo, Caltanissetta o Reggio Calabria, ma il procuratore generale ha fotografo la situazione sulla base di dati oggettivi – ha detto all’edizioni fiorentina de “La Repubblica” -. Occorre esserne consapevoli, dalle istituzioni ai cittadini. Che se ne parli pubblicamente, perché questi gruppi, i loro garanti e chi ne trae vantaggio dalla contiguità mafiosa, prediligono il silenzio”. L’attenzione del magistrato poi si sposta sulla situazione attuale, sulle conseguenze della pandemia e sui fondi derivanti dal Pnrr. Un affresco fatto qualche giorno fa anche da don Andrea Bigalli, referente regionale di Libera.
“In un Paese com il nostro nel quale la pandemia fa crescere la paura e la ripresa economica è timida, l’azione della criminalità, soprattutto mafiosa, trova linfa vitale. Ed è pronta a drenare le risorse porterà con sé – ha affermato Tescaroli -. Per questo è fondamentale alzare l’attenzione investigativa”. Supervisione che la settimana passata ha portato la Dia di Firenze a sequestrare una vasta proprietà nel comune di Chiusdino (Siena), portata avanti a due imprenditori legati all’ndrangheta.
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Uno dei sodalizi più aggressivi secondo il procuratore, insieme alla camorra e alla criminalità cinese: “Gli affari sono molto variegati, e i settori più ambiti il traffico di rifiuti, i contratti pubblici, il manifatturiero del tessile e della lavorazione delle pelli. Il traffico di droga poi”.