Appare complicato capire cosa dovrebbero fare il direttore di un museo e la sua squadra di lavoro.
Almeno a leggere giornali, siti web e social media. Perché qualunque cosa facciano (o non facciano) partono immediatamente le polemiche e le accuse incrociate e immagino che, alla fine, sia lecito abbandonarsi allo sconforto e la voglia di lasciar perdere.
Se vendi tanti biglietti ed hai tanti visitatori – e di conseguenza anche incassi ragguardevoli – ti dicono che sono troppi, che hai scelto un allestimento spettacolare invece che rigoroso, che sei “pop”, che è impossibile ammirare con calma le opere d’arte, che sei pop e non stai facendo cultura nel modo giusto. Se, al contrario, non fai nulla per attirare i visitatori e hai il museo vuoto, ti accusano di immobilismo, di non fare divulgazione, di non trasmettere a nessuno i valori e la cultura che hai la fortuna di conservare.
Se ospiti all’interno delle sale del museo – pur con tutte le attenzioni del caso – un concerto, una degustazione, un matrimonio, una lettura, apriti cielo! che con tutti i luoghi disponibili che ci sono, proprio in un museo si devono fare queste cose. Se ti opponi ad ogni attività di questo tipo, appunto perché impropria, ecco che invece si sospira, pensando ai musei inglesi ed americani, dove ogni ora del giorno ci sono attività che danno spunto, soprattutto ai residenti, di andare al museo e magari – fra un corso di cucito ed un tè esotico – godersi una volta di più i capolavori presenti nella propria città.
Se, infine, come ha fatto il Museo Archeologico Nazionale di Napoli, sei il primo al mondo a produrre e distribuire un videogioco di successo – il “Father & Son” disegnato da quel genio che si chiama Fabio Viola – scaricato gratuitamente oltre un milione di volte in pochi mesi e con quasi 20 mila persone che sono andate personalmente al Museo per sbloccare dei contenuti extra che solo in quel luogo potevano essere accessibili, allora sì che non va bene: ma siamo matti, a portare persone al museo solo per poter giocare?
Quella che era una professione tranquilla e severa, oggi appare come una vita impossibile.