Da una parte un’associazione di donne volontarie che si occupa di violenza di genere, Donna Chiama Donna, da un’altra due istituzioni, Comune e Provincia di Siena. Nel mezzo un contributo perduto di 180mila euro. È questo il tema di una polemica che da giorni si trascina sui media e che oggi vede una forte presa di posizione del consigliere comunale Giuseppe Giordano.
«La cronaca nazionale – scrive Giordano in un comunicato – è purtroppo piena di raccapriccianti notizie sulle violenze di genere, fenomeno che richiede una costante attenzione da parte dell’opinione pubblica per non farlo passare sotto traccia, come purtroppo avvenuto in passato, e che, allo stesso tempo, necessita di particolare sostegno da parte di enti e di istituzioni pubbliche. È, quindi, da stigmatizzare la vicenda che ha portato l’associazione Donna Chiama Donna a perdere un finanziamento di 180.000 euro con il quale si sarebbero potute finanziare tante attività. Il Comune, infatti, avrebbe potuto svolgere il ruolo di istituzione capofila nel progetto necessario all’acquisizione del finanziamento assumendosi oneri fideiussori che, dato il carattere sociale degli interventi svolti dall’associazione, sarebbero stati ampiamente giustificabili».
Donna Chiama Donna, che da vent’anni lavora con operatrici volontarie, contesta alle due amministrazioni pubbliche di non essersi prestate a sostenere le necessarie garanzie per ottenere il finanziamento di un progetto “Casa rifugio”, classificato 33esimo a livello nazionale. Una “Casa rifugio” che avrebbe dovuto accogliere donne vittime di violenza, come tante ce ne sono anche nel senese.
«Ci sarebbe stato un modo per evitare la fideiussione – scrivono dall’Associazione – ed era che uno degli Enti, Comune o Amministrazione provinciale, facessero da capofila del progetto». Invece, nessuno degli Enti avrebbe accettato di fare da garante con le compagnie assicurative, affinché potesse essere stipulata una fideiussione che altrimenti sarebbe stata intestata alle donne volontarie, costrette a prestare garanzie personali.
«Il Sindaco di Siena ci ha messo in contatto – scrive l’Associazione – con una compagnia di assicurazione, che (come le altre) chiedeva non solo il pagamento delle spese ad Aurore, ma anche la garanzia personale della Presidente – condizione evidentemente inaccettabile per delle volontarie. Il Sindaco aveva altresì ipotizzato la costituzione di un fondo di € 20.000,00 per anticipare le spese del bando, ma tale proposta non si è mai concretizzata».
Su questo punto aggiunge del suo anche il consigliere comunale Giuseppe Giordano. «Non condividiamo la tendenza di chi amministra la città di beneficiare del lavoro svolto dal mondo dell’associazionismo e del volontariato a favore della collettività, affidando la maggior parte degli oneri a carico di privati cittadini. Questa tendenza, peraltro sempre più ricorrente in settori di intervento pubblico, va interrotta immediatamente. Ci auguriamo che in futuro l’amministrazione prenda consapevolezza del fatto che molti oneri addossati a terzi sarebbero propri se non ci fosse l’impegno quotidiano delle associazioni di volontariato. Proprio pe questo occorre maggiore collaborazione, attenzione e rispetto».
E così i 180mila euro così sfumati da Siena sono finiti in Valdelsa, dove il progetto “Donne Insieme Valdelsa” sarebbe stato ripescato, proprio per la rinuncia di Siena. Non certo un bel biglietto da visita per chi in Città si dichiara contro la violenza di genere.