versiliaDico Camargue e vedo i cavalli bianchi che corrono liberi nell’acqua.

Dico Provenza e la prima immagine è quella della lavanda in fiore.

Dico Capri e associo immediatamente l’isola ai faraglioni e alla “piazzetta”

Dico Versilia e il pensiero va a spiagge eleganti, divertimento, bella gente, esattamente quella che ho incontrato anche io, due settimane fa, al Parco della Versiliana, invitato da Lodovico Gierut a presentare il mio libro “Vacanze Toscane”.

Ma in Toscana, certe volte, siamo buffi. Abbiamo fra le mani una destinazione di livello internazionale, conosciuta da oltre un secolo come luogo di villeggiatura di alto livello, ed invece di tutelarla come il patrimonio che è, pensiamo bene di sprecare energie in un continuo e crescente flusso di articoli e post in cui si insiste a dire che la Versilia non è “soltanto” mare-divertimento-eleganza, ma ha invece tante altre cose da offrire: le terme, le sculture di Pietrasanta, la Via Francigena e – pensate un po’ – “si trova ad appena un quarto d’ora” dal Parco delle Alpi Apuane. Ovvero cambiare, stravolgere, annullare e rinunciare a tutta la forza evocativa e di attrazione di quel nome: Versilia.

E come se la Camargue decidesse appunto di togliere l’immagine dei propri cavalli liberi e selvaggi o la Monument Valley volesse promuoversi dicendo che non ci sono “soltanto” i “butt” le famose guglie rocciose che dal 1939, anno del film “Ombre Rosse”, sono il logo dell’intera epopea western.

Cose da matti. Che una destinazione famosa cerchi di aggiornare la propria offerta turistica, di arricchirla, di adeguarla ai gusti di nuove generazioni e nuovi visitatori è ovviamente logico e necessario, ma sempre puntando sulle carte migliori che si hanno, con offerte, servizi, prodotti, e quindi investimenti che vanno nella direzione di migliorare quelle che sono le caratteristiche vincenti, conosciute ed apprezzate di un luogo. Invece, noi siamo furbi e vogliamo rendere attraente la Versilia e farci venire persone perché ci passa la Via Francigena.

Tuttavia, anche in un caso come questo si può trarre un lato positivo. Per cambiare l’identità di una destinazione turistica, costruita in decenni di lavoro, coinvolgendo personaggi famosi dell’economia, dello spettacolo e dello sport, non bastano – per fortuna – qualche decina di articoli e di post sui social network: la Versilia è più forte. Ci vuole un lavoro costante ed investimenti in comunicazione da centinaia di migliaia di euro anno dopo anno, ovvero strategia e tanti soldi: due cose assolutamente impossibili per il nostro turismo…