FIRENZE – La crescita c’è, anche se a rilento. Il Pil della Toscana è aumentato dello 0,7% nel 2023 (quello italiano è dello 0,6%), ma meno di quanto fatto nel biennio precedente.
La previsione per i prossimi anni annuncia ancora crescita, stabile ma lenta: +0,8% nel 2024 e 2025, +1,2% nel 2026, in linea con quella nazionale. Bene le esportazioni: nel 2023 +3,3% (-1,4% Italia) e nel 2024 il +6,3% (-1,9% Italia) con un trend superiore a quasi tutte le altre regioni italiane a maggior vocazione all’export.
Se però analizziamo il dato e lo scomponiamo a livello settoriale, il merito va a poche specializzazioni come la gioielleria, la farmaceutica, i macchinari e l’agroalimentare. Negativo il saldo per industria della pelle, calzature e filati e tessuti. Il mercato del lavoro continua ad essere in crescita, nonostante il calo della popolazione in età lavorativa. Il tasso di attività nel 2023 ha toccato il 73,3%, superando quello del 2019, 71,8%. Stesso segno per il tasso di occupazione (dal 66,8% al 69,3%) e calo per quello di disoccupazione (dal 6,9% al 5,4%).
Dal post pandemia il numero di dipendenti è sempre cresciuto: nel 2023 si è passati a +38 mila unità rispetto al 2022 e a +119 mila unità rispetto al 2019. Nel primo trimestre 2024 analogo trend seppur in rallentamento, soprattutto nella manifattura ed in particolare nella moda.
Se diamo un’occhiata al numero di lavoratori con ammortizzatori sociali in rapporto agli addetti medi mensili, nell’ultimo trimestre 2023 sale e resta sopra 2,5 ogni 100 nel primo trimestre 2024. Nei comparti moda si arriva a 6 su 100 e a 10 su 100 nella lavorazione della pelle. Le condizioni di vita percepite dalle famiglie toscane, secondo l’indagine Irpet, sono in miglioramento nel 2023 dato che, rispetto all’anno prima, la percentuale di persone che considerava la propria famiglia povera o molto povera è calata dal 16% all’11%. Scende anche quella di coloro che affermano che la propria famiglia arriva con difficoltà o grande difficoltà a fine mese, dal 60% al 40%. Ed aumenta quella delle famiglie che riescono a gestire con relativa facilità le spese mensili, dal 40 al 44%.
A preoccupare sono la dipendenza dalla domanda esterna, l’incremento della spesa sanitaria,