FIRENZE – I conti dovranno essere fatti in tempi rapidi. La caduta del Governo Draghi obbliga a ragionare con numeri diversi, ossia quelli che il parlamento assumerà nella prossima legislatura.
La riforma di Camera e Senato cancellerà 345 seggi, senza contare i senatori a vita, riducendoli a 600. Tradotto, a livello locale i partiti non potranno essere di manica larga. La Toscana, rispetto al 2018, si ritroverà con 36 rappresentanti, ovvero 21 in meno di quattro anni fa: 24 deputati e 12 senatori. La revisione parlamentare inciderà anche sul ruolo dei territori. Con le nuove soglie (300 mila abitanti all’interno dell’area provinciale), Massa-Carrara, Pistoia, Siena, Grosseto e Prato perderanno la possibilità di avere un proprio seggio uninominale per la Camera. A conservarlo saranno invece Arezzo, Livorno, Lucca e Pisa, mentre Firenze ne avrà due. Chi non resterà da solo, sarà costretto all’accorpamento. In questo caso Massa andrà con la Versilia (Viareggio e Pietrasanta), Pistoia sarà suddivisa da una parte a Prato, compreso il capoluogo, e dall’altra a Lucca (Montecatini e San Marcello Pistoiese). Infine Siena (tranne Poggibonsi) e Grosseto.
Per quanto riguarda i tre collegi plurinominali, che eleggono 5 rappresentati ciascuno, gli accorpamenti interprovinciali sono massimizzati. Nel primo rientrano, Massa, Versilia, Lucca, Prato e Pistoia; nel secondo Siena, Grosseto, Arezzo e Livorno; nel terzo città metropolitana e provincia di Firenze e Pisa.
Per quello che concerne il Senato, sono quattro i seggi uninominali e rispecchiano i confini geografici provinciali, fatta eccezione di Viareggio che viene accorpato a Livorno e Pisa. Gli altri tre vanno per fasce. Nella zona sud sono insieme Arezzo, Grosseto e Siena; al centro, Firenze; al nord, Pistoia, Lucca, Prato, Pistoia e Massa. I restanti 8 posti per palazzo Madama sono assegnati con unico collegio plurinominale, che comprende tutto il territorio regionale.
Nel 2018 la ripartizione partitica dei 57 parlamentari vide una predominanza del Pd, capace di conquistare 22 seggi (15 alla Camera e 7 al Senato), seguito da Forza Italia e M5S con 10 a testa (7 e 3), Lega con 9 (6 e 3), Fratelli d’Italia con 4 (2 e 2), Liberi e uguali e Civica popolare con 1 a testa (entrambi alla Camera).
In questo quadro di numeri e confini, è in via definizione anche la data. In ballo restano due possibilità: 18 e 25 settembre. La seconda dovrebbe prevalere, nonostante la concomitanza del capodanno ebraico. Tra l’una e l’altra c’è una differenza non di poco conto. Tra votare prima o dopo, balla il vitalizio: possibile solo nel secondo caso.