Delusione e rabbia in Toscana alla notizia che il porto dove sarà smantellata la Costa Concordia sarà Genova. «Il Governo ha deciso Genova per la Costa Concordia. Peccato. A settembre Piombino sarà pronto e avremmo rischiato molto meno per il mare e per l’ambiente. Saremo collaborativi e vigileremo contro l’ inquinamento. Continueremo a costruire il nuovo porto e chiediamo al governo di concludere rapidamente l’ accordo per lo smaltimento delle navi militari». Così stamani il governatore toscano Enrico Rossi su facebook dopo la decisione del Governo.
L’ira di Piombino E ad alzare la voce è anche la Fiom della Lucchini di Piombino che nelle scorse settimane ha manifestato a più riprese l’interesse per lo smaltimento. «Questo non è un Paese normale – ha detto Mirko Lami delle Rsu Fiom Lucchini -. Una scelta in cui non prevale la logica perché se ci fosse stata logica un relitto in quelle condizioni non si rischia di portarlo in un porto lontano, ma nel porto più vicino». Lo stesso Lami sulla sua bacheca di Facebook aveva postato ironicamente un ringraziamento a Renzi per quanto deciso: «Grazie a Renzi la Concordia a Genova», aveva scritto. «Speravamo fino all’ultimo si potesse esaminare la nostra proposta che sicuramente era meno pericolosa» ha commentato il sindaco di Piombino (Livorno) Massimo Giuliani. «Una proposta quella di Piombino – ha proseguito Giuliani – che alla lunga anche da un punto di vista tecnico, nell’ottica della creazione di un polo per lo smaltimento navi, era sicuramente più idonea rispetto a Genova. Noi chiaramente andiamo avanti con i lavori per attrezzare la banchina perché alla fine di tutto questo vogliamo acquisire un ruolo di primo piano nello smaltimento e nel refitting navale, così come è scritto nell’accordo di programma. Il nostro territorio – conclude il sindaco – attraversato da una grave crisi è in attesa di segnali concreti su cui incentrare un nuovo sviluppo».
Marras: «Pubblici poteri hanno abdicato la propria missione» «Non condividiamo né scelta né motivazioni, ma collaboreremo lealmente sul piano istituzionale. Priorità è la rimozione, ma in questa vicenda i pubblici poteri hanno abdicato alla propria missione». E’ il commento di Leonardo Marras, presidente della Provincia di Grosseto. «Ribadisco che questa scelta non corrisponde alle nostre richieste – prosegue Marras -, che erano state avanzate sulla base di rischi non valutati come avremmo voluto. Il tragitto più breve che portava al porto di Piombino, infatti, sarebbe stato più sicuro. Da questa vicenda ho ricavato un’impressione netta, che è motivo di rammarico: i poteri pubblici hanno abdicato alla propria missione. Avrebbero dovuto imporre le soluzioni al gruppo Costa in nome della tutela del bene comune, invece di assecondarne ogni intenzione. Sin dall’inizio gli Enti territoriali, Comune, Provincia e Regione in testa, hanno sostenuto il peso della rappresentanza degli interessi collettivi a fronte di un evento di portata planetaria, mentre i vari Governi sono stati sempre molto timidi». A questo punto «la priorità è allontanare il prima possibile quella nave dal Giglio – chiude Marras – e noi saremo ligi ai nostri doveri istituzionali. Facendo quel che dobbiamo per allontanare la Concordia, allontaneremo anche i ‘gufi’ che speculeranno sul trasferimento del relitto. A partire magari da quegli ambientalisti che finora non hanno mosso un dito, ma che con ogni probabilità saranno in prima fila ad invocare il disastro ambientale imminente, seguendo la rotta del relitto per Genova».
Al Giglio la nave di Greenpeace La Rainbow Warrior, nave simbolo di Greenpeace, per la prima volta in Italia per un tour contro i cambiamenti climatici, è arrivata ieri all’Isola del Giglio «per mandare un messaggio – si spiega in una nota – al Governo che ha deciso di trasferire a Genova la Costa Concordia». Sulla nave, posizionata non lontano dal relitto, sono iniziati a comparire dei messaggi composti con luci a led «con le domande che l’organizzazione sta facendo da mesi e alle quali non è stata data risposta», come “Un altro disastro, quanto ci Costa?” e “In mare aperto per 5 giorni?”. «Speriamo sia davvero vicino il momento in cui l’oscena ferraglia della Concordia sarà rimossa dal Giglio. Ci vorranno almeno 5 giorni per trainarla fino a Genova e i dubbi sulla sicurezza di quest’operazione sono molti. Avremmo voluto cancellarli incontrando il Commissario straordinario ma non è stato possibile» spiega Alessandro Giannì, direttore delle campagne di Greenpeace Italia. «Non sappiamo – aggiunge – cosa accadrebbe se, com’è già successo, durante il traino si dovesse staccare un altro cassone. Non conosciamo previsioni meteo davvero affidabili a 5 giorni e non abbiamo certezze su come verranno limitati i rischi di rilascio dei liquidi pericolosi o contaminati che sono dentro il relitto. Infine, non sappiamo con quali garanzie avverrà a Genova la rottamazione che deve rispettare le norme comunitarie». «Bizzarro – prosegue Giannì – che l’Italia si stia dotando di due ‘poli di smaltimento’ delle navi, Piombino e Genova, ad un centinaio di miglia di distanza mentre il regolamento Ue 1257/2013 di fatto consente agli armatori europei di vendere le navi che possono quindi cambiare bandiera ed essere smantellate fuori dei confini comunitari. Costa/Carnival lo ha già fatto con la Costa Allegra, incendiatasi poche settimane dopo la Concordia, che è stata venduta a un intermediario, ha cambiato nome in Santa Cruise e bandiera (Sierra Leone) ed e’ stata rottamata ad Alyaga, in Turchia».
Installato il penultimo cassone Intanto all’isola del Giglio è iniziato il conto alla rovescia in vista della rimozione della Concordia e, in attesa del parere dell’Osservatorio di monitoraggio, è già iniziata la fase finale di installazione degli ultimi due cassoni. Questa mattina il via alle operazioni del penultimo (P2) sul lato sinistro del relitto. Il cassone è stato collegato alla gru del Conquest, il mezzo navale utilizzato dal consorzio di imprese Titan-Micoperi per montare gli sponsons e posizionato in acqua. Nelle prossime ore sarà immerso completamente e poi collegato al relitto. Una volta completata questa operazione, si procederà poi con l’installazione dell’ultimo cassone, il P1. A quel punto si sarà raggiunto il totale di 30 necessari per far rigalleggiare la Concordia. Nella fase di rigalleggiamento, i cassoni saranno progressivamente svuotati dell’acqua di zavorra attraverso l’immissione di aria compressa, facendo gradualmente emergere il relitto. Una volta riportato in galleggiamento, entro il 20 luglio, il relitto della Concordia verrà rimorchiato dal Giglio al porto di Genova Voltri sotto la guida del team Titan Micoperi. Percorrera’ una distanza di circa 190 miglia alla velocità media di 2 nodi, con tempi di percorrenza previsti di 4 giorni.
L’ultimo viaggio Ma il Consiglio dei Ministri non ha avuto dubbi: la Concordia sarà demolita a Genova e il suo ultimo viaggio dovrebbe iniziare a metà luglio. Dopo mesi di indecisioni e rinvii, il Governo mette la parola fine ad una vicenda che, dopo il mancato accordo in Conferenza dei servizi, avrebbe rischiato seriamente di far slittare la rimozione della nave ormai da due anni e mezzo arenata davanti al Giglio dopo lo sciagurato inchino di Schettino, quel 13 gennaio del 2012. E’ lo stesso premier Matteo Renzi ad annunciare la decisione al termine del Consiglio dei Ministri: «nei tempi previsti, la nave verrà smaltita in Italia. Comprendiamo coloro i quali speravano in altri porti, ma la soluzione sulla quale i privati hanno convenuto e noi ben volentieri abbiamo autorizzato, è quella che permetterà di intervenire nel porto di Genova». Parole rivolte in primo luogo alla Toscana – che in conferenza servizi aveva votato no al progetto di Costa, assieme alla provincia di Grosseto – che fino all’ultimo ha tentato di ‘strappare’ la nave a Genova. La «soluzione italiana – aggiunge il Ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti – paga il nostro impegno. Ora vigiliamo per la massima tutela dell’ambiente».
La Liguria esulta Ovviamente soddisfatto il presidente della Liguria Claudio Burlando, che parla di un «grande orgogli» per la città ma anche di una «grande responsabilità». Che il Cdm chiudesse la partita era in realtà una decisione quasi scontata, almeno per due motivi: il primo era il rischio, reale, che la nave restasse per la terza estate consecutiva davanti all’isola, nella migliore delle ipotesi, o addirittura un ulteriore inverno, nella peggiore; il secondo, che l’unico progetto sul tavolo era quello di Genova. Bocciarlo avrebbe voluto dire ricominciare tutto dall’inizio, con i tempi che si sarebbero ulteriormente dilatati.
Parte il conto alla rovescia Da oggi dunque parte il conto alla rovescia per l’ultimo viaggio della nave. Il che significa, se non interverranno intoppi dovuti a problemi tecnici, attorno alla metà di luglio. I 350 tecnici e ingegneri della Titan Micoperi impegnati al Giglio hanno ormai installato 28 dei 30 cassoni che dovranno consentire alla nave di tornare a galleggiare. Operazione che verrà completata nei prossimi 10 giorni per arrivare, attorno al 13 luglio, alla prima fase dell’ultimo viaggio della Concordia, quella del rigalleggiamento. Una fase che dovrà però essere preceduta della autorizzazioni dell’Osservatorio per il monitoraggio ambientale sulla base della documentazione fornita da Costa: senza quelle, infatti, la nave non si muove dal Giglio. L’intera fase di rigalleggiamento durerà tra i 4 e i 5 giorni dunque è probabile che attorno al 18-20 luglio la Concordia sia pronta a lasciare per sempre il Giglio. Condizioni meteo permettendo, vale a dire 5 giorni di mare con onde inferiori a 2 metri e vento sotto i 15 nodi, il relitto impiegherà 4 giorni per raggiungere Genova, trainato da due rimorchiatori oceanici.