Renzi-a-Bogota«Non sono il primo fiorentino che entra qui, il primo che è stato in questo palazzo si chiamava Pietro Cantini ed era l’architetto che ha costruito questo palazzo, era italiano, era colombiano, ed era nato e cresciuto nella mia città, la città di cui sono stato sindaco». Lo ha detto il premier Matteo Renzi parlando a Bogotà davanti al congresso colombiano. «Cantini ha studiato nello stesso liceo di Botero, l’Accademia delle belle arti. Tutto il mondo – ha aggiunto il premier – è un piccolo villaggio. Sono moltissimi i legami fra queste terre e la regione dove sono nato e dove ancora trascorro il mio tempo quando non sono impegnato in vicende politiche – ha sottolineato ancora Renzi parlando dalla Colombia –. Qui è stata per prima creata l’architettura che oggi chiamiamo moderna, attraverso i popoli sudamericani più conosciuti ed antichi, i Maya e gli Incas, ed a cui si sono ispirati i toscani Michelangelo Buonarroti, Donatello ma anche i pittori come Ambrogio Lorenzetti, Masaccio, il Ghirlandaio e il Botticelli».

Renzi in America latina È lontano centinaia di migliaia di chilometri dalla sua Toscana, ma il premier Matteo Renzi non smette di avere un legame forte con la sua terra ed anche durante il suo tour in Sudamerica, fra Cile, Perù, Colombia ed oggi Cuba, non ha dimenticato di fare riferimenti ai posti del suo cuore, non mancando mai anche dei siparietti con chi lo ha ascoltato nei vari incontri con imprenditori, economici ed esperti del luogo.  «Oggi non parlerò di Firenze, né della Fiorentina. Chi sta applaudendo è romanista, le leviamo il passaporto». Così il presidente del Consiglio Matteo Renzi, nel corso di un intervento presso la comunità italiana di Lima all’istituto di cultura italiano della capitale peruviana, ha scherzato lunedì scorso con gli italiani presenti. «La Fiorentina ha giocato contro la Roma – ha spiegato il premier – e purtroppo ha perso, ogni tanto capita». Su Facebook il premier ha anche raccontato un retroscena curioso: «Ho ritrovato Don Paolo, il mio prof del liceo Dante di Firenze, e don Giovanni che con lui condivide la missione a Lima – ha evidenziato il premier -. Sapere che anche nei luoghi più lontani del mondo c’è qualcuno che ti aspetta, anche se arrivi tardi dopo tutte le cene ufficiali, e butta giù mezzo chilo di pasta per chiacchierare liberi, in tre, come ai vecchi tempi: io questa cosa la chiamo semplicemente amicizia».

Il legame con il Sud America Forse però l’esempio più importante sulla Toscana Renzi lo ha fatto parlando della questione migranti. «L’Italia si è rimessa in moto con  il segno più tornato anche al Sud. E  mentre in Europa si alzano troppi muri, l’Italia  ha continuato a salvare vite nel Mediterraneo  senza tradire i propri ideali.  Forse si perdono voti, ma salvando quelle vite umane salviamo l’idea stessa dell’Italia. Un’Italia  che  ha continuato ad inviare navi per salvare i migranti nel Mediterraneo e che ha imparato cosa significhi la vera accoglienza. In Toscana, come in molte altre regioni per fortuna, si sono create strutture attrezzate, le persone che vengono da territori di guerra e da situazioni difficili, si sono integrate nella comunità e potrei citare tanti esempi di uomini, donne, famiglie, che oggi vivono in condizioni di aiuto ma con una nuova vita. È bello sapere che anche loro possono dare un contributo significativo alla crescita del nostro paese».