Continuano le incertezze sulle sorti del polo siderurgico Lucchini di Piombino. Regione Toscana ed enti locali chiedono al Governo un’attenzione pari a quella riservata agli stabilimenti Fiat di Termini Imerese o all’Alitalia. È quanto emerso dalla riunione che si è tenuta nei giorni scorsi a Palazzo Panciatichi, a Firenze, fra vertici della Regione, il Comune di Piombino e la Provincia di Livorno. Un’ora più tardi sono stati ascoltati anche i sindacati ed una delegazione dei lavoratori della Lucchini. La Regione afferma di essere pronta ad esporsi, ma sottolinea l’importanza che anche il Governo faccia sentire il suo peso. Sarà possibile ottenere maggiori chiarimenti dopo la riunione del 17 febbraio convocata al ministero delle Attività produttive a Roma.
Voci sulla vendita – Gravi difficoltà per
Storia della società – Nell’immediato dopoguerra Luigi Lucchini, attuale presidente onorario della Lucchini Piombino, decide di sviluppare l’attività del padre nel campo della lavorazione dell’acciaio. La produzione cresce sulla scia del boom economico e vengono realizzati forni elettrici capaci di fondere il rottame e trasformarlo in lingotti d’acciaio. Negli anni ’70 – ’80 il Gruppo Lucchini potenzia gli investimenti e la gamma di prodotti, entrando nella tecnologia del ciclo integrale e diventando un’impresa internazionale. Nel 2005, dopo importanti investimenti impiantistici, la maggioranza dell’azienda passa, grazie ad un aumento di capitale, al gruppo russo Severstal. Oggi la soietà si compone di 2 unità: Lucchini Piombino in Italia e Ascometal in Francia.
Elena Bucalossi – Siena