Tassa di soggiorno sì o no. Superata l’impasse tra Comuni che l’hanno voluta a tutti i costi e albergatori in rivolta, ora la disputa è “se tassa di soggiorno deve essere, che almeno sia uguale su tutta il territorio, che non danneggi le aziende agricole e che serva per davvero a migliorare l’offerta turistica”. Queste le richieste ripetute anche qualche giorno fa dalle associazioni di categoria del settore turistico  e agricolo di Siena. Agenziaimpress.it ha sottoposto a tre sindaci (Pienza, San Gimignano, San Quirico d’Orcia) e ad un assessore al turismo (Firenze)  le richieste e le critiche mosse dalle associazioni di categorie che si sentono penalizzate da un’imposta considerata “iniqua e che rischia di deprimere l’economia turistica del territorio”.
 
Fabrizio Fé, sindaco di Pienza «Le associazioni di categoria, come ogni volta che si parla d'introduzione di tasse e/o di regole diverse  rispetto a quelle in essere, elevano da subito barricate, che poi, dopo aver concertato, tutti insieme, vengono meno. Certamente, per spezzare una lancia in loro favore, dico che il momento è particolare, e che l'economia dei nostri territori si basa moltissimo sul turismo e sull'agriturismo, e che se tale tassa viene applicata qui e da altre parti no, potrebbe creare qualche problema, anche se le cifre su cui i comuni della Val d'Orcia hanno iniziato a ragionare, sono convinto non incideranno sulle scelte dei turisti, in quanto sono estremamente contenute sia nell'importo che nella durata». La richiesta principale che arriva dalle associazioni di categoria è che il gettito derivante dalla tassa di soggiorno venga riutilizzato solo per ottimizzare l’offerta turistica: «Essendo per sua natura una tassa di scopo – sottolinea il primo cittadino di Pienza -, non potremmo prescindere dal reinvestire l'eventuale tassa sulla promozione turistica, sui servizi offerti (bagni pubblici, parcheggi, manutenzione delle strade bianche)  e eventi culturali nei territori stessi. Questi introiti per le casse comunali, potranno in parte aiutare a mantenere tutte le iniziative e i servizi sopracitati, anche perché, le amministrazioni comunali hanno sempre più vincoli di spesa su certe iniziative che non permettono alcun margine di manovra, al fuori delle percentuali stabilite dalle norme statali. Tale imposta, per quanto, ci riguarda, sarà applicata solo se gli introiti serviranno alla promozione ed al miglioramento dei servizi della nostra città e della Val d'Orcia». Una vera e propria giungla, quella dell’imposta, per il turista che deve districarsi tra importi diversi (si va dai 2 euro di Siena ai 50 centesimi di Casole d’Elsa). «La scelta di applicare tariffe diverse – spiega Fè -, può essere anche criticata, ma visto che fino ad ora non c'era stato alcun confronto tra le varie amministrazioni è stato inevitabile anche perché ogni realtà vede la propria situazione e sviluppa ragionamenti che possono essere diversi da Comune a Comune. Per quanto riguarda i comuni della Val d'Orcia è stato concordato, che in caso di applicazione, la tariffa sarà uguale per tutti gli enti, e sarà applicata solo per alcuni giorni, prevedendo fasce di esenzione, sia per i ragazzi sotto i 12 anni, con l'intento di favorire la vacanza lunga anche per famiglie con uno o più figli. Saranno esentate anche le persone diversamente abili».
 
Giacomo Bassi, sindaco di San Gimignano «In linea di massima dico alle associazioni di categoria  che hanno ragione, dal loro punto di vista il disagio e la contestazione sono condivisibili, però bisogna contestualizzare lo scenario in cui si inserisce la tassa di soggiorno che nasce come tassa sostitutiva di risorse che il Governo centrale ha tolto ai Comuni  e si tratta di tagli pesanti. Come amministrazione comunale potevamo scegliere se chiudere le attività (come l’ufficio turistico), tagliare sugli eventi e ridurre le opere pubbliche, o trovare nuove risorse introducendo l’Irpef, gravando di fatto sui cittadini. Abbiamo preferito chiedere un piccolo sforzo al mondo turistico. Non credo – aggiunge – che la cifra di un euro (a tanto ammonta la tassa di soggiorno per chi pernotta a San Gimignano) possa essere un deterrente per una famiglia che decide di fare una vacanza. Quando uno decide di partire, mette in conto un po’ di spese. Sulla preoccupazione più volte espressa dalle associazioni di categoria che il gettito serva solo a rimpinguare le casse comunali, a San Gimignano più volte abbiamo dichiarato a tutti come spenderemo le entrate derivanti dalla tassa di soggiorno: saranno investite in tutte le attività più consone e funzionali al turismo (nuovi servizi come i parcheggi, l’organizzazione degli eventi estivi, manutenzione del centro storico). E qualora il gettito, che prevediamo si aggirerà intorno ai 600mila euro, dovesse essere superiore, coinvolgeremo gli operatori turistici in un tavolo di confronto per decidere insieme come impiegare le risorse». In merito alla differenza di imposta, il sindaco Bassi ha le idee chiare: «E’ la dimostrazione che si tratta di entrate sostitutive di risorse che vengono a mancare. Se fossero state aggiuntive, le tariffe sarebbero state uguali per tutti. Ciascun Comune ha le proprie esigenze, l’aliquota della tassa di soggiorno è tarata sui tagli imposti dall’accoppiata Berlusconi-Tremonti ed è direttamente funzionale al gettito che un Comune ha bisogno di recuperare. Una differenza nell’imposta che va valutata anche in base alla diversa consistenza del movimento turistico che varia da Comune a Comune. In linea di principio sarebbe bellissimo applicare ovunque la stessa cifra».
 
Roberto Rappuoli, sindaco di San Quirico d’Orcia «San Quirico d’Orcia non ha ancora applicato la tassa di soggiorno, si tratta di un iter complesso che contiamo di ultimare ad aprile. In generale si tratta di un’imposta che secondo me deve essere intesa come una tassa di scopo per promuovere il territorio. Condivido i contenuti della conferenza delle associazioni di categoria perché la tassa di soggiorno deve servire per creare un fondo per maggiori investimenti e per la promozione del territorio. Il turismo è, infatti, l’unico settore in cui un Comune può intervenire, migliorandolo, agendo con l’impiego di risorse il cui uso va deciso con gli operatori turistici. Un settore su cui, insieme alla mia giunta, ho investito fin dall’inizio del mandato, ottenendo risultati significativi in termini di aumento delle presenze nel 2009 e nel 2010. Insieme agli altri Comuni della Val d’Orcia stiamo redigendo una bozza di regolamento per applicare la stessa tassa di soggiorno, valida dal 1 aprile al 30 ottobre con importi contenuti (1 euro il primo e  secondo giorno, 50 centesimi il terzo e quarto) senza distinzione tra le categorie di strutture ricettive. Non penso – prosegue il sindaco – che la tassa di soggiorno allontanerà i turisti. Anzi. E’ un modo per cercare di alimentare con progetti di promozione il turismo e le iniziative culturali. L’importo che applicheremo non sarà un deterrente  per i clienti, lo sarebbe nel caso in cui un territorio non fosse in grado di assicurare eventi, non avesse un ufficio turistico. E il fine ultimo di questa imposta sarà la creazione di un fondo da destinare all’implementazione dell’attività turistica, basandosi sempre sul confronto con le strutture ricettive per comprendere come utilizzare al meglio ogni singolo euro derivante dall’imposta di soggiorno. Penso per esempio a diffondere il wi-fi nei centri storici, creare un numero sempre maggiore di eventi, presentare al turista brochure informative sul territorio e sulle attività. Il senso è rendere i Comuni molto appetibili agli occhi dei turisti».In merito alla disparità di imposta sul territorio senese Rappuoli non ha dubbi: «Condivido questa riflessione. Penso che dopo il primo anno di sperimentazione, tutti i Comuni che applicano la tariffa si omologheranno sulla cifra. Tuttavia, bisogna anche garantire l’autonomia di ogni singolo Comune, visto che le esigenze sono diverse. Questo spiega il perché di tariffe diverse pur nello stesso territorio».  
 
Cristina Giachi, assessore al turismo Comune di Firenze «Non capisco perché le associazioni critichino la tassa di soggiorno. Gli operatori hanno il timore che possa incidere sui flussi turistici ma i dati smentiscono questa visione. L’imposta di soggiorno è presente in diverse parti del mondo ed è da miopi pensare di poter riuscire a mantenere un alto livello di offerta turistica senza un minimo di investimento. Investimento che non può ricadere sui cittadini. Firenze ha adottato l’imposta di soggiorno nel luglio 2011 e da allora abbiamo registrato un aumento del flusso turistico con un +10 per cento di pernottamenti. Quello che dicono gli operatori “non vogliamo che l’imposta serva solo per fare cassa” denuncia una totale mancanza di visione di sistema. Fare cassa per gli enti locali significa avere denaro per mantenere le strade pulite e implementare le attuali offerte turistiche. Il gettito che deriva dalla tassa di soggiorno serve specificatamente per mantenere alto il livello dei servizi offerti. In merito alla disparità di cifre da Comune a Comune si tratta di una conseguenza naturale, anche perché l’imposta si basa sulle capacità delle strutture ricettive. Nei centri cittadini, ovviamente, ci sono maggiori centri ricettivi e turistici ed anche con standard più elevati a livello di “stelle”. Il problema della disparità deriva dalla totale assenza di una governance nazionale o regionale. Il precedente ministro per il turismo Brambilla non si è mai adoperata per dare delle indicazioni nazionali alla tassa di soggiorno. I territori si sono regolamentati ed ecco da dove deriva la disparità. Per quanto riguarda Firenze poi, nei suoi territori, il capoluogo è stato il primo ad adottare questa imposta: gli altri comuni limitrofi si stanno quindi adesso adattando agli standard fiorentini».