Siena come una supernova giunta a esaurimento ha smesso di brillare. È esplosa portando con sé una crisi che ha inferto duri colpi ad una comunità sempre più delusa, frastornata e arrabbiata. In questo luglio crudele, dopo il fallimento della Mens Sana è arrivata la parola fine anche per la Robur. Tifosi di basket e calcio uniti nella disgrazia, gli uni vicini ad una incredibile vittoria dell’ennesimo campionato, gli altri vicini ad una promozione in A meritata sul campo e persa dalla proprietà. E dopo appena poche settimane i colpi del ko, senza alcun miracolo per entrambi.
Purtroppo lo sport senese è solo la punta dell’iceberg di un sistema economico e sociale che da anni sembra dentro una tempesta perfetta, distruttiva e per certi versi spettacolare. “Non arrivano mai da sole ma sempre tutte insieme, le disgrazie”, fa dire ad un protagonista dell’Amleto William Shakespeare. E così su Siena le disgrazie si stanno abbattendo , come la pioggia e i temporali che si susseguono anche in questa estate, da quel fatidico settembre 2008 quando l’allora Rettore dell’Ateneo, Silvano Focardi, portò i libri in tribunale per denunciare un “magnifico” buco di 200 milioni di euro (la cifra potrebbe non essere aggiornata). Lì per lì la città stentò a crederci, la capitale del Buongoverno diventata come una normale città italiana con i suoi scandali e i suoi default? Non è possibile, si disse. Poi, però, da allora si sono srotolate Università, Banca Mps, Fondazione, Enoteca Italiana, Fondazione dei Musei, Ospedale, crisi al Comune, fallimenti e crisi aziendali e una continua e incessante catena di disgrazie. E c’è chi giura che non è finita, c’è solo da capire quale sarà la prossima.
Ma tutto questo è frutto di un destino cinico e baro o solo colpa degli uomini? E se non possiamo appellarci al fato o dare la colpa alla Peste Nera, quali sono le responsabilità dei singoli e quali quelle in forma collettiva? E una volta individuate a quali le punizioni andrebbero sottoposti i colpevoli? Damnatio memoriae o rapida riabilitazione?
Tutte domande che rimarranno senza risposta nella giornata del buio calato pesantemente sulla città. Ma sarà bene che da domani i senesi riprendano in mano i destini della loro città. Il tempo delle deleghe in bianco dovrebbe essere finito. Nella coscienza cittadina intanto i nomi dei maggiori responsabili e colpevoli sono ben chiari, e nonostante alcuni perseverino nel molestare la vita pubblica, la loro riproposizione in pubblico dovrebbe provocare fischi e disapprovazione cui va incontro, a teatro, la protagonista negativa delle “Relazioni Pericolose”. Il tutto con grande civiltà, per fortuna loro. Negli anni in cui Ambrogio Lorenzetti affrescava le pareti del Palazzo Comunale col Buon Governo e il Cattivo Governo, i traditori della Patria venivano condotti fuori Porta Giustizia e … gustiziati.
Per uno strano scherzo del destino, nella serata in cui è stato annunciato che il Siena calcio non potrà iscriversi al campionato di serie B e avvierà la procedura di liquidazione della storica società, in piazza del Duomo è salito sul palco Franco Battiato. Il maestro degli “orizzonti perduti” in una delle sue più intense canzoni invita a “trovare l’alba dentro l’imbrunire”. È un percorso difficile e doloroso, personaggi negativi e certezze acquisite vanno buttati giù dalla scala di San Giovanni e tutto deve ricominciare con nuovi volti, nuove idee, nuove energie. Dopo la fine c’è sempre un nuovo inizio. Con la speranza che Siena torni a splendere nel cielo blu cobalto, come una stella nella cupola del Duomo.
E se un simbolo va trovato in queste ore di angoscia e tristezza che allegorizza gli anni scellerati della Siena supernova, è proprio il sogno interrotto del Duomo Nuovo: quell’esagerato ardire dei senesi troncato da scelte sbagliate e dalla Peste Nera del 1348 (che si portò via tra migliaia anche Ambrogio Lorenzetti). La città fu scossa fin nelle fondamenta, eppure trovò la forza e la lungimiranza per rilanciarsi. Quello spazio incredibile, quelle murature indeterminate, quelle finestre vuote, dovrebbero rimanere un monito più ascoltato da chi governa per il Bene Comune. Ammonimento perenne contro la tracotanza e la superbia.
Ah, s’io fosse fuoco