ROMA – E’ ripartita la mattanza. Come nel periodo prepandemico, quando le morti sul lavoro rappresentavano la quotidianità.
L’indagine dell’Osservatorio Vega Engineering racconta che nel 2022, tolti quelli per Covid, i decessi sono aumentati del 164%: 463 in valore assoluto. In crescita anche le denunce di infortunio: +43,3%. Tra i settori più colpiti, la manifattura, i trasporti e la sanità. Se si passano in rassegna le regioni, in percentuale le peggiori sono il Trentino Alto Adige, la Val d’Aosta, la Calabria e il Molise. Al di sotto, buona parte del Paese. A salvarsi Sardegna, Friuli Venezia Giulia, Basilicata e Liguria. A livello numerico di persone morte, in testa la Lombardia (52), poi Emilia Veneto (33), Romagna (31), Lazio (30) e Toscana (29). La fascia d’eta più colpita va dai 55 ai 64, ma l’incidenza maggiore è per gli over 65. I trasporti il settore più letale, poi costruzioni e attività manufatturiere.
“Anche a chiusura del primo semestre del 2022 il decremento della mortalità complessivo rispetto al 2021 (-14 %), risulta essere fortemente “contaminato” dalla quasi totale assenza dei decessi per Covid nel 2022 rispetto al 2021 – sottolinea Mauro Rossato, presidente dell’Osservatorio -. Lo scorso anno infatti, nel primo semestre, gli infortuni mortali per Covid erano 367 su 538. Quest’anno sono solo 11 su 463. Ciò significa che gli infortuni mortali “non Covid” sono passati dai 171 del 2021 ai 452 del 2022, con un eclatante e drammatico incremento del 164%”.