Oltre un secolo nascosto nelle profondità labroniche, ricoperto pian piano di sabbia, alghe e detriti marini vari. Una patina viscida che lo ha reso invisibile a qualsiasi radar abbia battuto i fondali attorno l’isola di Capraia, almeno fino a quando in quelle acque è arrivata Gaeta, il recente cacciamine a disposizione della Marina Militare. È grazie agli strumenti innovativi di questa imbarcazione che è stato ritrovato dagli abissi della Storia il sommergibile Guglielmotti, affondato con quattordici anime a bordo nel 1917 da un’imbarcazione inglese che l’aveva scambiato per un’unità nemica. Affondato insomma per errore.

La scoperta è avvenuta nei giorni scorsi, mentre la nave Gaeta stava battendo le acque attorno a Capraia per un controllo dei fondali. Cercava residui bellici della Seconda Guerra Mondiale, quando all’improvviso i radar hanno scoperto qualcosa di più, risalente addirittura alla Prima: la cosiddetta Grande Guerra. Era il 10 marzo 1917, poco dopo le 21, quando il dragamine britannico Cyclamen di scorta al trasporto truppe Arcadia captò il Guglielmotti, scambiandolo per un’imbarcazione nemica. Bene ricordare che il Mediterraneo all’epoca era terra di scontro tra l’asse anglofrancese da una parte e i tedeschi dall’altra. Il sommergibile italiano era salpato poche ore prima da La Spezia al comando del capitano di fregata Guido Castiglioni (che ne aveva curato anche l’allestimento), con l’ordine di raggiungere la sede di Brindisi, per operare nell’Adriatico meridionale con la Seconda Flottiglia. Il Cyclamen lo prese invece per un nemico, aprendo prima il fuoco con i cannoni poi speronandolo, finché il sommergibile non fu definitivamente affondato con i suoi quattordici uomini a bordo.

Il segno dello speronamento è visibile ancora oggi sul relitto, come conferma la Marina Militare. La conferma che si trattasse proprio del Guglielmotti è arrivata infatti con una seconda investigazione da parte di nave Rimini con il veicolo “multipluto”, che ha permesso di recuperare le prime immagini del sommergibile, ritrovato a 400 metri di profondità non distante dall’isola labronica, mostrando inconfutabilmente l’identit del relitto grazie alla corrispondenza con i dettagli costruttivi del battello, come il cannone di prora. Le immagini hanno anche confermato lo speronamento avvenuto da parte dell’unità inglese. Sebbene sin dai tempi della Grande Guerra fosse noto che il Guglielmotti era stato affondato non distante da Capraia, nessuno era mai riuscito a ritrovarlo: prima non esistevano ancora gli strumenti idonei e quando questi sono stati inventati, anni dopo, il mare aveva ormai nascosto il sommergibile. «Il ritrovamento del sommergibile Guglielmotti – sottolinea quindi lo Stato maggiore della Marina – conferma l’efficacia operativa dei nuovi veicoli subacquei in dotazione alla Marina militare capaci di operare a quote profonde e che potranno essere adoperati anche sui nuovi cacciamine che dovranno sostituire le ormai datate unità della classe Lerici/Gaeta. L’attività condotta dimostra come le capacità militari possono essere messe a disposizione della ricerca subacquea, anche per fini di ricostruzione storica, nell’ambito delle funzioni duali e complementari della Forza armata».

(articolo tratto da Il Corriere Fiorentino)