Legge elettorale, al via i lavori: Grillo attaccaSe un sistema elettorale è il meccanismo attraverso il quale si traducono i voti dei cittadini in seggi parlamentari, l’Italicum fa un’operazione inedita, che nessuno prima aveva mai azzardato.

Pretende di assegnare la maggioranza dei seggi in Parlamento (340 per la precisione, nell’unica Camera elettiva che sarà rimasta e che darà la fiducia al Governo), ad uno dei contendenti a prescindere dalla caratterizzazione partitica, numerica e geografica del voto. Non c’è frammentazione che tenga: qualsiasi sia la situazione che emerga dal suffragio popolare, una delle forze in campo dovrà ottenere, per il meccanismo stesso previsto dalla legge (ballottaggio nazionale di lista), la maggioranza assoluta del Parlamento.

Ma non solo, quella maggioranza di seggi pretende di attribuirla ad una sola lista, non ad una coalizione, a prescindere dalla percentuale da essa ottenuta.

Insomma i cittadini possono esprimersi come vogliono, ma alla fine ci deve essere una forza politica che, con maggioranza assoluta, controlli il Parlamento.

E’ vero che le leggi elettorali maggioritarie uninominali quasi sempre riescono a produrre maggioranze assolute, finendo anche per attribuire seggi in eccedenza rispetto alla forza elettorale di un partito. Ma non per regola matematica, non per funzionamento intrinseco. Anche con la legge uninominale secca all’inglese è successo che nessuno avesse la maggioranza assoluta dei seggi.

Nei sistemi proporzionali con premio di maggioranza vengono fissate delle soglie al di sopra delle quali il premio scatti e dunque non hai la certezza matematica che qualcuno ottenga la maggioranza assoluta dei seggi prima ancora di votare.

Invece con l’Italicum non ci si limita a stabilire un “premio”  di governabilità per una maggioranza relativa, che può o meno diventare assoluta.  No, qui si pretende di ottenere sempre e comunque una maggioranza assoluta di seggi per qualcuno. Anzi, addirittura una minoranza potrebbe diventare maggioranza assoluta, visto che al ballottaggio la seconda forza potrebbe diventare prima, a prescindere dall’affluenza al voto del secondo turno.

Una legge dunque che sancisce uno spregiudicato disequilibrio tra governabilità e rappresentanza, e che pretende di modellare drasticamente la volontà popolare sulle esigenze di sistema. Si cerca di ottenere sempre e comunque,  per regola matematica, ciò che gli elettori eventualmente non concedano. Certo, tutti vorremmo sapere la sera stessa delle elezioni chi governerà (allettante tormentone per dimostrare la bontà della legge), ma non possiamo pretendere che ciò accada ad ogni costo.

Poi certo c’è chi dice che “lista” non significa “partito” e che magari il giorno dopo le elezioni dalla lista vincente escono fuori più gruppi parlamentari, e addio maggioranza ad ogni costo. Ma questo è un aggravante, mica un antidoto. Sarebbe come rincuorare un miope col fatto che quando invecchia diventa anche presbite, e la miopia migliora. Sono solo difetti che si sommano tra loro.

Ma è anche una legge che, per usare un termine informatico, rischia di aprire nel sistema una pericolosa “backdoor”, grande come il portale del Duomo di Parma (riferimento cittadino non casuale). Una falla attraverso la quale una forza politica dal consenso molto minoritario, in un particolare contesto di frammentazione del voto (magari tripolarizzato), e teoricamente pur in presenza di un’affermazione forte al primo turno di una delle forze in campo, può entrare e scardinare tutti i “sistemi di sicurezza”, diventando dal nulla maggioranza e controllando Parlamento e Governo. Può infatti accadere che una lista arrivi al secondo turno nonostante vanti un consenso molto basso, e ciò nel caso in cui la lista maggioritaria avversaria, pur con un consenso ampiamente superiore, non raggiunga la soglia del premio di maggioranza (fissato al momento al 40%). E poi accadere che al ballottaggio nazionale quella stessa lista minoritaria, senza alcun bisogno di apparentamenti espliciti, desistenze e dunque alleanze che ne limitino la portata della vittoria, ma contando solo su un diffuso voto “contro”, di protesta e avversione verso la lista uscita vincente al primo turno, un “tutti contro uno”, conquisti la maggioranza assoluta, vinca il piatto nella sua interezza.

Una cosa simile (si fa per dire) a quella che si propone di fare l’Italicum, la faceva il fu Porcellum, attribuendo il premio di maggioranza a prescindere dalla percentuale raggiunta dalla coalizione. Ma persino quella sciagurata legge intanto attribuiva il premio ad una coalizione e non ad una lista; poi lo faceva in un sistema bicamerale perfetto con regole di attribuzione dei seggi diverse per il Senato, grazie all’applicazione a livello regionale del premio, il che escludeva la certezza matematica di una maggioranza a priori in entrambe le camere; e last but not least  il Porcellum è stato dichiarato incostituzionale.

Se a questa pretesa del ballottaggio nazionale di lista aggiungiamo:

a) che il combinato disposto dei cento capilista bloccati, delle candidature multiple e della presumibile assenza di primarie per le candidature condurrà al fatto che la stragrande maggioranza dei Parlamentari di maggioranza saranno nominati dal Segretario Nazionale del PD (questo primo punto ha come corollario che in Parlamento ci finiranno dunque anche coloro che gli elettori bocceranno, attribuendo loro un basso numero di preferenze);

b) che nel PD il Segretario Nazionale coincide per Statuto con il Presidente del Consiglio;

c) che quella maggioranza di 340 seggi sarà pari (in base all’ultimo quorum previsto nella riforma) al 90% dei voti necessari per eleggere il Presidente della Repubblica.

Beh, cosa dire, venite tutti a votare al nostro Congresso PD, perché quelle saranno delle vere elezioni presidenziali, e di un presidenzialismo, si badi bene, anche in questo caso di assoluta eccezione, vista la certezza della sussistenza di una maggioranza parlamentare (roba che Obama oggi si sogna tanto per dire). L’anatra non sarà mai zoppa, il resto sono dettagli.

Ah già, un attimo, e se poi le perdiamo le elezioni?