turisti_firenzeLa scissione che mi preoccupa, ogni giorno di più, non c’entra nulla con la politica.

Riguarda il rapporto fra città e turisti, che è vero, serio e rischia di scoppiarci fra le mani molto prima di quello che si pensa. Se perfino Ernesto Galli della Loggia, uno dei più importanti editorialisti del Corriere della Sera, ha deciso di scriverne, a proposito di Venezia (che è indubbiamente uno dei casi più critici) significa che la questione sta assumendo dimensioni e caratteristiche preoccupanti: milioni di turisti che ogni anno visitano le città d’arte sono considerati sempre più dei nemici da parte dei residenti. Nemici perché sono troppi, si concentrano in poche strade e pochi luoghi (quelli più famosi), hanno comportamenti non rispettosi se non decisamente oltraggiosi verso i luoghi e verso chi ci vive (e le foto sui social sono impietose), il consumo della città ed i costi indiretti che provocano sono considerati superiori ai benefici dei soldi che portano. E come lo stesso Galli della Loggia ha scritto, il problema vero è che nulla viene fatto – a nessun livello istituzionale ed amministrativo – per affrontare il problema.

Eppure una soluzione per far sì che i turisti siano amici, e non nemici, delle nostre città e delle nostre destinazioni turistiche deve esistere. Certamente non si possono mettere limiti alla libertà di movimento delle persone, solo le dittature del XX secolo ricorrevano ai passaporti interni per spostarsi da una città all’altra e non mi sembra il caso di prenderle a modello. Ma il compito che dovrebbe spettare alle amministrazioni regionali e comunali, senza tavoli o protocolli di intesa, ma con scelte politiche concrete è quello di governare questi flussi, così come si governa (o si dovrebbe…) tutto quello che riguarda una città: urbanistica, attività economiche, mobilità.

turisti_sienaIo non posso costruire una casa dove mi pare, non posso entrare in auto in una ztl, non posso andare contro mano in un senso unico, devo rispettare precisi regolamenti per aprire e gestire un negozio. Allo stesso modo è necessario che anche i flussi turistici, a partire naturalmente dai gruppi, debbano rispettare un codice di comportamento nei confronti della città che visitano. Non è affatto impossibile, basta impiegare competenze professionali, dialogare con gli operatori ed investire soldi veri.

Perché qui non si tratta di gestire un’emergenza, ma un fenomeno di lunga durata, anzi permanente, visto che il numero di turisti a livello mondiale continuerà a crescere fra il 4-5% all’anno. E con un paradosso: la presenza di milioni di turisti stravolge aspetto ed economia dei centri storici delle città, ma sono proprio loro i primi a lamentarsi del fatto che la città ha perso la sua autenticità ed è diventata “troppo turistica”.