Neanche il tempo di valutare i perché e i come della sconfitta del Sì e di Matteo Renzi al referendum, ed ecco che il Partito democratico a livello regionale si spacca con effetti che si ripercuotono anche sulla leadership di governatore della Toscana di Enrico Rossi. Proprio quest’ultimo a caldo ha subito commentato la debacle del Sì con queste parole: «Il Pd esce dal voto lacerato, con qualche ferita che poteva essere evitata. Dovrà essere curato, bisogna che chi ha votato No non si rinchiuda in sé stesso ma con chi ha votato Sì, fra cui c’è gran parte dell’elettorato democratico, si apra da subito il confronto senza recriminazioni. C’è bisogno di un partito diverso ed anche di una leadership diversa».
L’attacco di Rossi «Questo risultato – ha proseguito il governatore della Regione Toscana – mi convince ancora di più a dare un contributo e mi spinge ancora di più a candidarmi alla segreteria del partito. Il Pd deve riflettere sul voto al referendum costituzionale, non può reagire in maniera stizzita come mi capita di vedere in giro. Bisogna andare al congresso ma ci vogliono i tempi giusti per farlo». Insomma le parole di Rossi sono sembrate un attacco frontale a Matteo Renzi e alla sua leadership nel Partito democratico, tanto che poi ha aggiunto: «Ci sono adesso tante lacerazioni nel Pd. Sento dire che il 40% è il punto da cui partire, detto dai renziani. In quel 40% c’è anche il voto mio e di mio padre che assicuro che non siamo renziani, semmai siamo Rossi. Consiglierei cautela».
La replica di Parrini Stizzita la risposta a distanza del segretario regionale del Pd toscano, Dario Parrini, che ha difeso i risultati per il Sì in Toscana e controreplicato a Rossi: «Non sono d’accordo con quello che ha detto Rossi sulla segreteria nazionale, credo che di fronte a un dato come questo siano giustissime le dimissioni da presidente del Consiglio di Renzi, ma il 40% del fronte del Sì ha un leader chiaro senza alternative. Secondo me deve restare segretario. Quello che Rossi rimprovera al governo nazionale, cioè un operato corrisponde ad una svolta non adeguata ed eccessivamente debole, e contraddittorio, a me viene da imputarlo al governo regionale nelle aree in cui i risultati sono meno buoni». «In Toscana – ha insistito Parrini -,abbiamo vinto, però non è bastato. Questo evidentemente deve essere patrimonio dei nostri pensieri come il fatto che siamo riusciti a prevalere. Gli 1,1 milioni di voti sono una base molto solida da cui iniziare un nuovo tratto di cammino. Non è che una tappa, abbiamo tanto da lavorare nelle istituzioni, sul territorio e abbiamo tanto da dare a questa regione e all’Italia. Sei province su 12 in Italia in cui è prevalso il Sì sono toscane».