Non ci sarà alcun processo per l’incidente stradale del 20 marzo 2016 in Catalogna in cui persero la vita tredici ragazze Erasmus, con età comprese tra i 18 e i 25 anni. Il giudice del Tribunale di Amposta Eduardo Josè Navarro ha deciso, nella tarda serata di lunedì 19 settembre, di archiviare il procedimento penale a carico dell’unico indagato della tragedia, l’autista 62enne, per carenza di indizi. Una decisione che chiude le porte all’aula di Tribunale, relegando la vicenda solo sul piano civile. I genitori delle vittime, tra cui le tre toscane Valentina Gallo, Elena Maestrini, Lucrezia Borghi, sono furiosi, tra annunci a caldo di manifestazioni davanti al Tribunale e appelli per boicottare i viaggi in Spagna. «Come se le avessero uccise per l’ennesima volta», dice da Gavorrano Gabriele Maestrini, il padre di Elena.
Per l’autista incidente causato dalla pioggia Loro ci speravano di arrivare al processo, così da ricercare eventuali responsabilità anche di altri soggetti: la società che gestisce le autostrade, perché a loro dire non rispetta i parametri di sicurezza, l’associazione parauniversitaria che per 10 euro aveva organizzato il viaggio a Valencia, da cui le studentesse stavano tornando in quella mattina di marzo, quando il loro bus si è schiantato. Una tragedia già archiviata lo scorso novembre, quando ancora non era stato neanche interrogato l’autista, salvo poi riaprire le indagini dopo il ricorso degli stessi genitori. Anche il secondo giudice però non ha rilevato indizi sufficienti per procedere nei confronti dell’autista e ha deciso per la seconda e definitiva archiviazione. L’autista, nel suo interrogatorio a febbraio, ha dichiarato che aveva riposato sufficientemente durante la breve sosta a Valencia, che non si era addormentato al volante e che era in condizioni idonee alla guida, sostenendo che l’incidente era stato causato dalla pioggia.
Il papà di Serena: «Non mandate i vostri figli in Spagna» «Consiglio ai genitori di non mandare i propri figli in Spagna e ai turisti di scegliere un’altra meta per i propri viaggi. Perché sembra che nessuno sia responsabile di ciò che accade sulle loro strade», tuona Alessandro Saracino, padre di Serena, una delle tredici studentesse morte a Tarragona mentre tornavano in autobus a Barcellona, dove stavano frequentando l’Erasmus. «Aspettiamo di capire il perché di questa decisione», si limita ad aggiungere Saracino.