Giornalisti “confinati” fuori dal Tribunale di Arezzo, mentre all’interno si svolgeva l’udienza preliminare per il processo del crac di Banca Etruria. A darne notizia è l’Ordine dei Giornalisti della Toscana. I giornalisti erano «non solo a distanza dal luogo dell’udienza, ma anche separati e lontani dal luogo nel quale i risparmiatori truffati possono manifestare».

Odg: «Disposizioni anacronistiche e penalizzanti» L’Ordine dei giornalisti della Toscana, coglie l’occasione per rilevare ancora una volta, si legge nella nota, «quanto le disposizioni del codice di procedura penale siano anacronistiche e penalizzanti per i cittadini, visto che i giornalisti sono tenuti a distanza dai fatti che devono raccontare. Impedire all’informazione di svolgere il proprio dovere in modo compiuto è il peggior modo per garantire oggettività e trasparenza». Per questo, conclude la nota a firma del presidente Carlo Bartoli, l’Ordine dei giornalisti della Toscana invita il presidente del Tribunale di Arezzo «a considerare l’opportunità di una diversa collocazione per i giornalisti che svolgono un servizio per la collettività e che devono dar conto all’opinione pubblica di una vicenda così rilevante, ma anche complessa».

Ast invoca intervento Ministro Orlando Ad invocare un intervento del Ministro della Giustizia Andrea Orlando è l’Associazione stampa toscana che esprime «sorpresa per l’atteggiamento del tribunale di Arezzo». Il sindacato «si appella anche al ministro della giustizia Andrea Orlando che giusto poche settimane fa incontrando i vertici della Fnsi – dice il presidente dell’Ast Sandro Bennucci – aveva manifestato la piena disponibilità nei confronti degli organi di informazione. I giornalisti, anche i questa occasione, hanno semplicemente rivendicato la possibilità di svolgere il loro compito che è quello di riferire i fatti di cronaca. E’ singolare il metodo del ‘confino’ poichè – aggiunge l’Ast – il palazzo di giustizia è un luogo che deve essere aperto a tutti, compresi proprio gli operatori dell’informazione. Non si vede la necessità di ricorrere a misure straordinarie, nemmeno in presenza di udienze delicate. Da qui – conclude l’Ast – la richiesta al ministro e agli organismi della magistratura per un intervento opportuno e assai auspicabile».